FINCHE' NON INCONTRAI SUPERMAN..


Era diventato il mio tormento: dovevo capire cosa stesse accadendo.

Sapete quando non riuscite a trovare la risposta ad una domanda e la vostra mente non riesce a pensare ad altro?

Ecco! Proprio quello che mi stava capitando.

C’era qualcosa di insolito nell’aria, accadevano cose strane. Eppure le persone mi sembravano tranquille, fin troppo. Riuscivano a convivere con quanto si sentiva e si vedeva.

Tutti sapevano e nessuno diceva? Possibile mai?

Vi spiego…

Da diverse settimane i bambini del mio paesino sembravano essere felici. Quella felicità paragonabile all’attesa di Babbo Natale.

Eppure il Natale era passato da un bel po’.

Per le strade, nelle piazzette e nei bar, si vociferava di avvistamenti serali di persone in maschera, strane luci ed effetti speciali, fumi e coriandoli.

“Il figlio di Caterina, il piccolo Marco era senza parole, ha pianto dalla felicità. Era proprio quello che voleva”.

Era una delle tante frasi che echeggiavano nelle piccole botteghe al mattino. I negozianti ed i clienti si entusiasmavano nel raccontarsi tutti gli aneddoti e retroscena di quanto accadeva in punti diversi del paese.

Nessuno si chiedeva chi fosse stato a fare tutto ciò, ma si soffermavano sulla reazione dei bambini e delle bambine destinatari della sorpresa.

Forse l’unico del paese a non essere così felice ero proprio io. Non perché non fossi contento della felicità dei bambini, tutt’altro, ma non riuscivo a darmi quell’unica risposta che mi rimbombava nella testa:

<<Chi c’è dietro tutto questo?>>.

Decisi a quel punto di trascorrere i miei pomeriggi e le mie serate a bordo della mia bicicletta attraversando da un capo all’altro il mio paese alla ricerca di qualche piccola traccia.

Purtroppo mai nulla di particolare colpiva la mia attenzione…

Malgrado ciò, ogni mattina c’erano sempre racconti di nuovi avvistamenti o nuove sorprese, diverse ed originali.

Passavano i giorni e lo sconforto prendeva il sopravvento.

Quando stavo per perdere le speranze ci fu la svolta. Da un vicoletto sbucò Superman e di corsa girò verso la piazzetta.

Non si rese conto di essere stato visto, così cambiai la marcia alla mia mountain bike e mi lanciai alla caccia di quel supereroe.

Dove si dirigeva lo capì dopo non molte pedalate.

La scena che mi ritrovai dinnanzi fu ancora più insolita della visione dello stesso personaggio.

Una scala di almeno dieci metri era appoggiata alla parete di un palazzo e mantenuta da due uomini. Superman stava raggiungendo la finestra del terzo piano dove era affacciato un bambino con i suoi genitori.

Arrivato in cima il supereroe tra le grida di felicità del bambino si fece alcune foto e poi lo salutò riscendendo dalla stessa scala in modo frettoloso.

Lasciò lì gli uomini a smontare tutto e rifece di corsa la stessa strada percorsa in precedenza. Mi lanciai per l’ennesima volta all’inseguimento. Era la mia opportunità.

Correva velocissimo, di sicuro a piedi lo avrei perso, ma per fortuna ero sulla mia bicicletta.

Arrivò ad un piccolo villino, aprì il cancello e si ficcò dentro. Con la ruota della bici evitai di farlo chiudere così mi intrufolai senza essere visto.

Era la volta buona. Si tolse la maschera e vidi il suo volto.

<<Preside!>> gli dissi urlando e spaventando a morte il povero uomo che non si aspettava di essere visto né tantomeno seguito.

<<Chi sei?>> disse coprendosi il volto con la maschera

<<Stia tranquillo, sono Giacomo>> gli dissi.

Era il preside dell’istituto comprensivo del mio paese che inglobava la scuola dell’infanzia, primaria e media.

Gli spiegai il mio pedinamento e quanto avevo visto quella sera.

<<Ho fatto una sorpresa a Renato. Ha 5 anni ed è all’ultimo anno dell’infanzia. E’ un guerriero. Conosce la vita più di me e te messi insieme. Ha affrontato una dura malattia, un vero nemico e l’ha sconfitto. Lui è il mio supereroe, io stasera era un pagliaccio al suo cospetto. Ha fatto un disegno ed ha espresso il desiderio di incontrare Superman ed eccomi qua!>>.

Quell’uomo quindi era l’artefice di tutte quelle sorprese che rendevano felici i bambini e le bambine del mio paesino. Aveva tre lauree conseguite con il massimo dei voti, aveva fatto tanti master e conferenze ma in quel momento era sudatissimo e felice perché sapeva di aver regalato un sorriso ad un bambino.

Mi portò dentro casa e mi mostrò il suo archivio. Erano temi e disegni di tutti i bambini e bambine, ragazze e ragazzi della sua scuola. C’erano i loro sogni e i loro desideri.

<<Su questi fogli, dietro ogni parola e ogni colore, c’è un mondo. Ci sono sogni e paure, aspettative e speranze. Vorrei realizzarne quanti più posso>> mi disse l’uomo.

<<Perché fa questo?>> gli chiesi

<<Perché i bambini hanno diritto ad essere felici!>

Da quel giorno la mia vita cambiò. Divenni l’assistente di Superman e di Batman, un clown e un trapezista, un autista e un suonatore, insomma cercai di aiutare quanto più potevo il preside.

Rendendo felice gli altri mi resi subito conto che stavo rendendo felice anche me stesso.


GIORGIO LA MARCA

 

BREVI RACCONTI di...