BREVI RACCONTI di...
Fin da piccolo sentivo di avere qualcosa di speciale...qualcosa di diverso da tutti gli altri... come dei superpoteri... Ma a sverlarmelo fu mio fratello maggiore, Lucio.
Mi disse: <<Sei molto fortunato Alessio! Hai dei superpoteri che ti possono far fare tante cose!>>.
Avevo sette anni e non riuscivo a capire cosa fossero questi superpoteri di cui parlava mio fratello, così feci altre domande: <<Ma quindi sono un mago?>>.
<<Mago? Molto di più!>> mi rispose Lucio sorridendo.
Ero felicissimo. Misi subito alla prova i miei superpoteri: <<Quindi posso diventare invisibile?>>.
<<Certo! Anche adesso!>> mi rispose Lucio <<Devi solo volerlo!>>.
<<Bene!>> Chiusi gli occhi e, a gran voce, diedi il mio primo ordine ai miei nuovi amici: <<Voglio essere invisibile!>>.
In quel preciso momento Lucio cominciò a cercarmi ovunque nella stanza. Io ero lì proprio davanti a lui e non mi vedeva. Ridevo tanto vedendo mio fratello cercarmi dietro le tende, sotto le sedie e persino dentro i mobili. Fin quando dissi nuovamente ad alta voce: <<Voglio ritornare visibile!>>.
<<Eccoti!>> mi disse Lucio.
<<Ero proprio qui!>> gli spiegai.
<<Vedi? È come ti avevo detto: hai dei superpoteri. Mi raccomando non dire nulla a scuola, è un segreto che sappiamo solo noi della tua famiglia>>.
Passarono diversi giorni e, esperimento dopo esperimento, provavo i miei superpoteri con mio fratello. Era divertentissimo scoprire tutti i modi in cui potevo usarli.
Un giorno accadde un fatto molto triste. Ero in classe e nel corso della ricreazione, i miei amici si vantavano delle loro abilità. Chi era bravo a giocare a calcio, chi sapeva cavalcare, chi conosceva tutte le capitali delle nazioni del mondo, chi conosceva a memoria tutti i nomi dei calciatori di serie A. Volevo dire anch’io qualcosa ma sembravano tutti esperti.
Sapevo della promessa fatta a Lucio, ma non trattenni le parole. <<Ho i superpoteri!>> urlai con tutta la mia voce. Riuscì a zittire tutti per pochi attimi prima che scoppiassero in una grassa risata. <<È vero! Perché ridete?>> gli chiesi.
<<Facci vedere cosa sai fare!>> mi sfidò Gabriele.
<<Bene – gli dissi – Allora sarò invisibile da adesso!>>. Riuscì a zittirli nuovamente per pochi secondi, ero certo di essere riuscito a stupirli. Gli avevo dimostrato il mio valore, pensai: <<Adesso non rideranno più di me!>>.
Ma subito dopo lo stesso Gabriele mi chiese: <<E quindi? Vuoi sparire?>>.
<<Perché, mi vedete?>> gli chiese.
<<Si!>> mi risposero tutti. Eppure ero certo di aver fatto tutto alla perfezione, proprio come avevo provato più volte con mio fratello. Mentre mi scervellavo a capire cosa avessi sbagliato, i miei amici ricominciarono a parlare tra loro ignorandomi. Immaginai che forse avevo sbagliato la posizione delle mani o dei piedi, oppure le parole che avevo pronunciato.
<<Aspettate che ci riprovo!>> gli dissi, ma uno di loro mi rispose <<Lascia perdere, sei down che superpoteri puoi mai avere!>>.
<<Sono down? Cosa significa?>> dicevo tra me. Quella parola non l’avevo mai sentita, eppure tutti avevano annuito, quasi come se fosse stata una cosa risaputa. Quindi non ero un mago ma down. Perché Lucio non me lo aveva detto? <<Se si riferiscono alla mia altezza avrebbe detto “alto” o “basso”. Invece aveva detto “down”>> non smettevo di farmi domande. Per come avevano sorriso tutti, avevo capito che non doveva essere una cosa tanto bella. <<Spero che mamma non lo sappia, poverina potrebbe dispiacersi di questa cosa...>>.
Ritornai a casa, forse per la prima volta della mia vita avevo provato una nuova emozione: la tristezza. Lucio se ne accorse subito che c’era qualcosa che non andava, ma non volevo dire nulla per non preoccuparli.
Solitamente quando rincasavo da scuola, mio fratello mi aspettava davanti la porta della cucina e diceva: <<Signori e signore, ecco a voi Alessio!>>. Al mio ingresso mamma e papà facevano un applauso e io correvo ad abbracciare tutti. Quel giorno non avevo proprio voglia di sorridere, anche sforzandomi non ci riuscivo.
Dopo pranzo ritornai nella mia stanza. Volevo piangere ma non volevo farlo davanti a tutti per non dargli pensieri. Quel dramma era tutto mio. Lucio però mi seguì e si sedette sul letto accanto a me.
<<Ti va di parlare un po' con me?>> mi disse. <<Non ti ho mai visto così. Se sei triste tu, siamo tristi tutti>>.
<<Ho provato i superpoteri a scuola. Gabriele mi ha detto che sono down e tutti i miei amici si sono messi a ridere. Cosa significa essere down? È una brutta cosa?>>.
Lucio mi sorrise: <<Ti do una bella e una cattiva notizia. La cattiva notizia è che il tuo superpotere non è sparire, te l’ho fatto credere solo per prepararti a conoscere il tuo vero superpotere. È questa è la bella notizia. Il tuo superpotere è quello di essere down. Grazie a questo superpotere vedi il bello dove tante volte ce n’è poco e, solo per il fatto che ci sei tu, il bello arriva e contagia tutto: rendi tutto bello solo con la tua presenza e con il tuo sorriso. Vedi la parte bella delle persone. Il tuo superpotere ti ha regalato tanta gioia e felicità che tu regali a tutte le persone che ti sono vicine. Grazie a te, la nostra famiglia è felice, anzi felicissima. Quando sei triste come oggi, siamo anche noi tristi. Quindi essere down non è una cosa brutta, anzi tutt’altro. Noi siamo fortunati ad averti in casa con noi, perché rendi unico e fantastico ogni momento che viviamo al tuo fianco>>.
Quelle parole di Lucio furono ancora più belle perché i suoi occhi, mentre parlavano, erano pieni di lacrime. Quelle parole venivano dal suo cuore. Lo abbracciai e lo strinsi forte.
<<Incontrerai tanti Gabriele nel corso della tua vita che ti diranno che sei down pensando che ti stanno offendendo. Purtroppo sono persone cattive e gelose della tua felicità. Tu hai l’arma per farli guarire: il tuo sorriso. Sorridi sempre alle cose più brutte che ti diranno. Il tuo sorriso li aiuterà a capire che stanno sbagliando a giudicarti>>.
Quella chiacchierata terminò con un grosso bacio che diedi a Lucio, poi corsi in cucina ad abbracciare mamma e papà. Gabriele aveva già rovinato la mia mattinata non poteva rovinarmi anche il pomeriggio. Chiesi a Lucio di rifare la presentazione per entrare in cucina. Il momento brutto era stato cancellato.
Vi svelo un segreto: mio fratello è il mio supereroe!
GIORGIO LA MARCA