DALL'ALTRA PARTE...



<<Dove volete fare lezione oggi?>> chiese il maestro Teo ai suoi alunni appena entrato in aula con una strana scatola tra le mani. <<In giardino!>> propose Mariella. <<Bene, allora scegliamo un albero e godiamo della sua ombra>> disse il maestro avviandosi verso l’uscita seguito dai suoi ragazzi.

Era oramai primavera, il tepore dei raggi del sole unito ai colori dei fiori appena sbocciati donavano al giardino della scuola un’insolita magia.

Sedettero tutti in cerchio. Il maestro Teo aprì la scatola che aveva tra le mani e, dal suo interno, venne fuori una vecchia lampada luccicante molto simile a quella della favola di Aladino.

<<Cos’è?>> chiese uno dei bambini. <<Voglio fare con voi un gioco>> disse Teo che, con uno strano straccetto, fingeva di strofinare il suo oggetto misterioso.

<<Se da questa lampada dovesse venir fuori “il genio” e tutti voi aveste solo un desiderio da esprimere come gruppo, cosa chiedereste?>>.

BREVI RACCONTI di...

 

Alla domanda del maestro Teo iniziò un dibattito molto animato tra tutti gli alunni. Le proposte furono tante: <<Una barca>>, <<Una montagna di soldi>>, <<La pace nel mondo>>, <<I bambini non hanno bisogno di andare a scuola>>, <<La playstation nuova>>, <<Fontane nel deserto>>.

Passarono diversi minuti e il gruppetto sembrava non accordarsi sul desiderio da chiedere al genio sotto lo sguardo divertito del maestro. Marcellino però mise tutti d’accordo appena prese la parola <<Potremmo chiedere di essere immortali così da non morire mai>>.

La proposta piacque a tutti, anche a Giovannino che fino a quel momento sembrava fermo sulla sua richiesta della nuova playstation.

<<Si, maestro! Vogliamo essere come i supereroi: immortali! In questo modo abbiamo un’eternità davanti per studiare e possiamo visitare tutto il mondo, di città in città conoscendone ogni angolo>> disse Alessio continuando a bassa voce <<Anche perché ho paura di morire>>.

I volti dei bambini d’un tratto s’intristirono. Il maestro sorrise e prese la parola. <<Ho da darvi una brutta notizia: questa non è una lampada magica ma è una vecchia teiera in ferro che ho acquistato ieri da un robivecchi. La sto strofinando da quando l’ho comprata, ma non è venuto fuori alcun genio>>.

<<Quindi non saremo mai immortali?>> chiese Marcellino.

<<No! Mi dispiace deludervi. Ma di questo dobbiamo esserne felici>> rispose il maestro tra gli sguardi interdetti dei suoi alunni. <<Sapere che c’è una fine alla nostra storia ci da la possibilità di vivere ogni istante della nostra vita in modo intenso. Immaginate di avere un piccolo dolcetto di cioccolata tra le mani. Non ne farete un unico boccone, ma conoscendone la sua squisitezza, darete dei piccoli morsetti assaporandolo bene, dando la possibilità alle vostre papille gustative di carpirne anche il più piccolo sapore. Così deve essere la nostra vita, sappiamo che non è eterna e quindi assaporiamola bene. Utilizziamo gli istanti per amare e per essere amati, per perdonare e per essere perdonati, per studiare e per capire, per dare e anche per ricevere, per insegnare e per sorridere. Viviamo pensando che ogni attimo possa essere l’ultimo. Stupiamoci ogni mattina quando ci svegliamo e ricordate che nulla è scontato. Restiamo meravigliati per tutte le cose belle che ci circondano. Il tramonto, un fiore che sboccia o una farfalla che vola. Siamo felici quando al mattino arriviamo a scuola e ci guardiamo negli occhi: ogni mattina è un regalo in più che abbiamo avuto”.

<<Maestro, tu non hai paura della morte?>> domandò Anna.

<<Certo che ho paura. Ne ho quanto voi. Sapete perché abbiamo paura? Perché la nostra intelligenza non riesce ad avere consapevolezza di cosa ci sia dopo… Eppure noi abbiamo già vissuto la stessa esperienza>> rispose il maestro, continuando <<Per nove mesi ognuno di noi è stato nel grembo delle nostre mamme. Pensate che bello. Coccolati dal suo calduccio, nutriti attraverso il cordone ombelicale. Era un posto perfetto, da lì non saremmo mai andati via. Ma ad un certo punto ci siamo fatti grandi e la natura ha deciso per noi. Siamo venuti fuori da quel posto comodo e caldo contro la nostra volontà, non sapevamo perché dovevamo venir fuori da lì… e quindi avevamo paura. Dopo poco siamo nati e qui siamo ancora meglio. Perciò abbiamo paura della morte perché adesso qui stiamo bene e non sappiamo cosa ci sia dall’altra parte, ma sono convinto che quando sarà il nostro momento… dall’altra parte ci aspetterà qualcosa di più bello e anche lì, quando ci rincontreremo, continueremo a raccontarci tante belle storie>>.