INCONTRO CON L'AUTORE

#IOLEGGOTUSCRIVIIOSCRIVOTULEGGI

Lavori realizzati dagli alunni della QUINTA B - Scuola Primaria

VIA REDIPUGLIA 


Istituto Comprensivo Direzione Didattica 1° Circolo OLBIA


Insegnante referente:   Casedda Gavina - Sechi Gavino

Dirigente: Dott.ssa Claudia Battisti


BIOGRAFIA DI GIORGIO LA MARCA


scritta dai bambini della classe 5^ B della scuola Primaria di via Redipuglia di Olbia.

Sono state utilizzate diverse fonti, tra cui anche l’intervista realizzata dai bambini stessi durante il collegamento on line con l’autore, in data 7 maggio 2021.


Giorgio La Marca nasce a Napoli nel 1976 e vive a San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli. Ha iniziato il suo percorso di scrittore partendo dal teatro: ha lavorato infatti per anni nell’ambito dell’animazione con particolare riferimento all’infanzia e all’adolescenza.

Ha collaborato come giornalista per giornali locali, infine si è dedicato alla realizzazione di laboratori didattici nelle scuole di ogni ordine e grado. Da bambino, come ha detto lui stesso durante il collegamento on line, non aveva intenzione di fare lo scrittore, ma voleva lavorare in televisione; infatti per sette anni ha presentato TV per bambini, fino al 2016.

Tuttavia l’interesse per l’infanzia e il bisogno di comunicare con un’età così delicata, è nata fin da quando era piccolo, infatti leggeva tantissimo, in modo particolare preferiva i fumetti, ma “divorava” anche altri generi di libri. E’ così che leggendo tante storie, raccoglieva tantissime idee che lo ispiravano per inventare nuovi racconti. Lo scrittore durante l’intervista ha precisato che inizialmente questa passione era un hobby, in seguito però è diventata una vera e propria “Passione-lavoro” che continua a coltivare ancora oggi. L’autore ha scritto una decina di libri, di cui gli ultimi racconti sono: “E se fosse tutto un sogno?”, “Il cavaliere del re”, “Un amico in comune”, “Voci dal campanile”. I suoi libri hanno come casa editrice “Passeggeri del tempo”.

Una caratteristica molto interessante dell’autore che è emersa durante l’interazione avvenuta nell’intervista on line, è che non si lascia coinvolgere dalla produzione dei libri, nel senso che il successo per lui non è al primo posto, gli interessa soltanto scrivere, è questa la sua esigenza primaria, per cui come ha detto lui stesso: “Utilizzo soltanto il computer, la fantasia e la penna”. Di solito scrive racconti relativi alla fascia d’età della scuola primaria di primo e di secondo grado; non gli piace scrivere libri horror, né il genere romantico, piuttosto preferisce scrivere e leggere i gialli. La passione per la lettura probabilmente gli è stata trasferita dalla sua famiglia: anche se nessun parente fa lo scrittore, il padre adorava leggere e scrivere brevi testi su Napoli, e il nonno invece era un compositore di musica e scriveva poesie.

Il suo percorso di studi è stato scienze politiche e poteva tranquillamente fare il ragioniere. Ma evidentemente il suo “destino” non era quello.

 

 

 

MEGLIO L’AMICIZIA

 di EMMA BONORA

C’era una volta una portavaligie di nome Ada, che lavorava in un hotel sulla collina. Aveva un sogno nel cassetto: diventare principessa; lei ci pensava tutti i giorni mentre sistemava le valigie.

Sulla collina c’era anche un castello dove viveva una principessa di nome Frilla, che era sempre annoiata, così giocava con le trecce e guardava cosa accadesse nel piccolo paesino di collina.

Era sempre annoiata perché diceva che nel suo castello non accadeva nulla di particolare.

Il contrario succedeva a Ada, visto che, grazie al suo lavoro in hotel, aveva la possibilità ogni giorno di conoscere e parlare con diverse persone provenienti da svariati posti. Infatti, Ada era molto curiosa e voleva conoscere cosa accadeva al di fuori del piccolo paesino.

Frilla vedendo Ada era molto gelosa, così escogitò un piano per farla licenziare. Lei era tanto arrogante quanto presuntuosa e voleva che il mondo girasse intorno a lei.

L’indomani andò all’hotel e vedendo Ada parlare, lo disse immediatamente al suo capo, il quale andò da Ada e le disse che se avesse fatto un altro passo falso l’avrebbe immediatamente licenziata.

Ada, preoccupata, fece tutto al meglio.

Ma Frilla continuò, scambiò la sua valigia con quella di un altro signore e si lamentò con il capo di Ada che, molto arrabbiato, la licenziò immediatamente.

Ada, sapendo cosa aveva fatto Frilla si presentò al suo castello travestita e disse di essere la sua nuova cuoca, si fece così raccontare dalla servitù perché Frilla l’aveva fatta licenziare apposta. Venne fuori che il motivo era che non le piaceva il fatto che facesse cose interessantissime.

Allora Ada l’indomani si fece raccontare personalmente da Frilla il motivo del suo gesto; così entrambe, scoprendo la storia dell’altra, si accorsero di avere molto in comune, iniziarono a frequentarsi e dopo poco tempo diventarono migliori amiche.

Dato che Frilla si annoiava sempre a palazzo e che Ada voleva fare la principessa, ogni giorno si scambiavano i ruoli.

Alla fine nel piccolo paesino di collina c’erano due principesse-portavaligie.

 

STORIA DEL PULEDRO E DELLA PECORA

di LORENZO BRUNDU

C'era una volta una pecora di nome Alberta che viveva in uno stazzo di campagna.

Un giorno mentre lavorava decise di fare una pausa e iniziò a fantasticare sul suo amico Frank, un montone della fattoria vicino.

Nel frattempo girava nei campi un puledro di nome Fernando, che si era innamorato di Alberta e voleva sposarla a tutti i costi; arrivò nei pressi della casa della pecora e si volle avvicinare per curiosare e dalla finestra vide Alberta, che sognava ad occhi aperti, decise così di rapirla.

Lui era bruttino, rispetto agli altri puledri e di conseguenza veniva rifiutato dalle puledre della sua fattoria.

Poco dopo Alberta ritornò in sé e vide che il puledro l’aveva legata e gli chiese: “Chi sei tu? Perché mi hai legata?” Fernando” rispose: “Ciao, io sono il puledro Fernando e tu sarai mia moglie!” “In che senso? Io nemmeno ti conosco?” disse Alberta infastidita. Il puledro rispose: “Perché non farlo ora?”.

Alberta allora con grande pazienza e coraggio spiego a Fernando che per sposarsi bisognava conoscere i sentimenti della persona amata e non rapirla da casa. Così Alberta dopo poche ore di discussione e scambio di parole, fece rinsavire il puledro e gli fece capire di avere sbagliato e fu così che diventarono amici per la pelle.

Il giorno del matrimonio fra Alberta e Frank lui fu il loro testimone di nozze.

 

 

IL BANDITO SCALTRO

di CAMBEDDA GIOVANNI

Era domenica ed ho incontrato per caso il bandito Andrew che mi pregò di tenergli compagnia fino all’ovile dei suoi cugini, mi confidò di aver dato appuntamento ad una persona distinta. Mezzogiorno era appena passato, quando comparve Fransisco, in compagnia del figlio, Giuseppe. Fransisco si era recato sul Monte per chiedere informazioni sull’individuo che aveva sparato suo padre. Francisco disse ad Andrew che sarebbe stato disposto a perdonarlo, ma se fosse stato il bandito Antonio, voleva vendetta, e si affidò a lui per compierla. Ci mettemmo quasi subito a tavola senza i quattro uomini posti a vedetta per controllare ed avvertire l’arrivo dei carabinieri. Si chiacchierò allegramente durante il pranzo, e Fransisco fece ridere tutti. Dopo pranzo, Andrew e Fransisco si appartarono sul promontorio, immerso nella vegetazione, per parlare. Ero rimasto solo dentro la capanna, non volli uscir fuori perché temevo d’esser veduto. Andrew e Fransisco chiacchieravano e le donne e i bambini ridevano e scherzavano sul piazzale, uno dei proprietari dell’ovile entrò nella capanna per scambiare qualche parola con me. A un tratto si udirono abbaiare i cani, e il padrone di casa si affacciò all’uscio, rientrò subito avvisandomi che stavano arrivando i Carabinieri, gli gridai balzando in piedi di andare fuori dalla capanna. Nove carabinieri a cavallo, guidati dal maresciallo, correvano all’impazzata tra le varie capanne. Erano venuti dal versante di mezzogiorno, senz’essere avvertiti dalla vedetta, che aveva abbandonato il suo posto. Il bandito Andrew vide dall’altura i soldati che salivano la collina, aveva lasciato Fransisco, e se l’era svignata nascondendosi nei boschi. Con indifferenza poi, Fransico era venuto giù fino al piazzale della capanna, dove ero io. Sentivo il rumore delle sciabole dei carabinieri, i quali correvano di qua e di là come indemoniati. Il maresciallo, a cavallo come gli altri, si piazzò dinanzi alla porta. Egli si rivolse a Fransisco e gli chiese se dentro la capanna c’era qualcuno, lui negò. Un carabiniere si affacciò più volte dentro la capanna, senza però entrare. L’oscurità in cui mi trovavo gli impediva di vedermi. La mia sorte era decisa, o salvarmi per miracolo, o cader fulminato dai pallini di venti carabine. Il maresciallo puntò il fucile verso l’interno della capanna e fece fuoco. La palla di rimbalzo colpì il carabiniere vicino, sentendosi ferito disse che gli avevano fatto fuoco dall’interno della capanna. Gli altri carabinieri si preparavano ad entrare gridando, presi coraggio e mi lanciai fuori, con il fucile e iniziai a sparare a destra e a sinistra. Tutti, fecero un movimento istintivo, come per scansare il colpo, ed io ne approfittai per saltare come un capriolo in mezzo ai miei aggressori. Scappai più veloce che mai, gettando a terra il fucile scarico ed impugnando le due pistole, giù a capofitto, fra gli armati, e raggiunto il ciglione del monte, tesi in alto le braccia stringendo in pugno le pistole, spiccai un leggero salto, e mi lasciai cadere nel vuoto, per un’altezza di oltre venti metri. Caddi in piedi, senza urtare per miracolo in alcun ramo, ero salvo, non avevo perduto che il berretto ed il fucile. Camminai carponi, mi aggrappai alle rocce e alla macchia, facendomi rotolare dove possibile, mi trovai alla base del monte dove i carabinieri non mi potevano vedere, né inseguire. Sedetti alcuni minuti, mi soffermai a contemplare l’alto monte, compiacendomi dell’avventura toccatami. Trenta carabinieri si erano recati lassù per arrestare il terribile bandito Andrew, ed invece ero stato io l’eroe della giornata…  il grande bandito Antioco.

 

UN OSPITE INDESIDERATO

di DIEGO CIRIMINNA

Ero a casa quando, ad un certo punto, il pastello blu che stavo usando prese vita, cioè mi spiego meglio: gli spuntarono gambe, orecchie, occhi e braccia! Sul foglio dove io stavo scrivendo, il pastello cominciò a scrivere, scrivere e scrivere, la prima parola che scrisse era “io”, poi ultimò la frase che era: “Io sono Antonio, ora tu non dovrai più scrivere niente, ci penserò io, tu dovrai solo parlare”.

Un brutto giorno trovai sotto il letto un pastello rosso, appena lo misi sulla mia scrivania, anche lui prese vita!

E anche lui, mentre si grattava la testa cominciò a scrivere.

Questa volta la frase era: “Io sono Francesco, io prenderò il posto di tutti i pastelli che tu hai!”

Il pastello blu si avvicinò al foglio dove li pastello rosso aveva scritto, vedendo la frase si arrabbiò e scrisse: “Facciamo una sfida, chi si spezza prima vince!” Il pastello rosso accettò. Si iniziarono a spingere da una parte e dall'altra. Io vidi il pastello blu in difficoltà lo presi e lo lanciai contro il rosso che cadde a terra e si spezzò.

Da quel momento vissero tutti felici e contenti e tornò tutto alla normalità.    

 

 

LA PASTORELLA SALVAPECORE

di MICHELE CLERICI

Un sabato pomeriggio come tutti gli altri, la pastorella Alessia spazzava la sua casa che si trovava in una campagna, quando terminò le sue faccende domestiche decise di portare il suo gregge di pecore a fare una bella passeggiata. Ad un certo punto senti una pecora belare, come se si lamentasse di qualcosa; controllò subito subito la situazione e si accorse che la pecora aveva avvistato due lupi. Quei lupi Alessia li riconobbe subito, erano del pistolero Fantozzi! Le pecore cominciarono a correre dalla paura perché il pistolero aveva iniziato a sparare in aria spaventando e facendo scappare tutte le pecore. La pastorella non sapeva che fare, allora prese dei sassi e cominciò a tirarli ai lupi e al pistolero.  I due lupi fuggirono, mentre il pistolero rimase da solo senza proiettili nelle pistole. La pastorella gli tirò due sassi in testa e lo fece svenire, lo portò con una carriola alla stazione di polizia, lì lo arrestarono. La pastorella ritrovò tutte le sue pecorelle dentro la stalla, poi entrò dentro casa e si mise a letto felice per aver salvato le sue care pecorelle.

 

 

LA SPADA MAGICA

di SALVATORE DEROSAS

C’era una volta un pastore di nome Arcanio che viveva in una contea remota e saltellava nei campi del padre. Il principe Fincario stava giocherellando con il suo drago sputa-fuoco con cui aveva conquistato altri regni, ma non la contea di Arcanio, che aveva resistito molto bene con delle corazze ignifughe.

Arcanio, come ogni giorno, mentre zappava la terra, trovò uno strano scrigno e da dentro ne estrasse una spada, dove sulla lama c’era inciso un simbolo che Arcanio aveva visto soltanto una volta su un antichissimo libro, e un biglietto che diceva:

“Chi troverà questa spada e la impugnerà nel nome del Bene Superiore potrà sconfiggere ogni nemico”. Nove giorni dopo arrivò l’ordine del re di far evacuare tutte le case della contea poiché il principe Fincario avrebbe attaccato proprio la mattina seguente, così Arcanio dopo aver acquistato una corazza di pelle di grifone, molto resistente alle fiamme di drago, si incamminò nella direzione del regno di Fincario.

Essendosi accampato sotto una quercia millenaria per la notte quando si svegliò vide l’esercito di Fincario e, quando infilzò la spada nel terreno per infilarsi la corazza di pelle di grifone, il simbolo sulla spada si illuminò di una luce azzurrina e le radici della quercia millenaria spuntarono dal terreno e cominciarono a trascinare sotto terra i soldati e il drago, ma lasciando in superficie soltanto Fincario.

Così tutti e due cominciarono a correre l’uno contro l’altro e con due colpi Arcanio spezzò la spada di Fincario e puntò la propria al suo collo costringendolo ad andare in prigione…

E così vissero tutti felici e contenti!

 

ALBERTO E IL ROBOT FADIANO

di ANDREA GHERA

C’era una volta un bambino molto intelligente chiamato Alberto, detto anche “il piccolo genio”.     Per il suo compleanno decise di fare un viaggio in Campania, dove pensò di realizzare un robot come suo migliore amico. Mentre lo costruiva, si era distratto un attimo e per sbaglio lo impostò da “livello amichevole” a “livello malvagio”. Alberto decise di chiamare il robot Fadiano.

Fadiano fece tanti brutti scherzi ad Alberto, al punto che un giorno, preso dalla rabbia, il bambino decise di cacciarlo via. Il robot furioso e allo stesso tempo triste, decise di avviare un piano che consisteva nel catturare Alberto. Perciò due giorni dopo, di notte, lo rapì  e lo portò in una stanza con le pareti di ferro e lo minacciò che se non avesse costruito altri suoi simili, non sarebbe più uscito da quel luogo.

Alberto accettò ma mentre Fadiano non c’era costruì dei robot per combattere contro Fadiano, i quali lo catturarono e dopo averlo immobilizzato lo fecero passare dal livello malvagio al livello amichevole.

Il piano riuscì alla perfezione.  Alberto e Fadiano diventarono amici per la pelle e per l‘acciaio, andarono a scuola insieme e diventarono i più bravi della classe.

 

LA PORTA MAGICA

di SIMONE INZAINA

C'era una volta in una casa una porta magica che si chiamava Alfluffy. Questa non era come tutte le altre porte, aveva una caratteristica particolare, speciale perché era magica; essa infatti faceva scappare le persone brave e gentili in un posto magnifico, invece le persone cattive non le accompagnava da nessuna parte.

Un giorno arrivò una persona chiamata Fappio. Vi sembrerà un nome simpatico ma nella sua misera vita ha solo odiato, quindi la porta lo respinge immediatamente; tuttavia Fappio si infuriò così tanto che disse: "Se non mi fai entrare per te saranno guai seri!” Allora la porta fece finta di farlo entrare, ma in realtà non glielo permise. Allora lui disse: "Va bene, facciamo un gioco, se io indovino mi fai entrare, va bene?” La porta accettò e iniziò il gioco con una domanda: "cosa c'è dietro la porta?” Fappio disse: "una nuova vita?", "No!” Una cosa più bella, è come un riassunto di tutte le cose buone che hai fatto"…..allora Fappio si scusò e disse: "Hai ragione, me lo merito, sono stato troppo cattivo". A questo punto la porta lo fece passare perché si era scusato e disse a Fappio: "sai cosa ti dico? Te lo meriti invece, perché hai chiesto scusa e mi sembri sincero. Fappio passò e tutti vissero felici e contenti.


UN INCONTRO FORTUNATO IN EGITTO

di ISHAK MAALAQUI

Un giorno Adelaide e Pietro decidono di fare una vacanza in Egitto, così prendono l’aereo e partono. Arrivano al Cairo e decidono di visitare la città; dopo un po’ s’imbatterono in una pecora che quatta quatta li seguiva.

Adelaide notò la pecora e si innamorò perdutamente di lei, e chiese a Pietro di poterla portare con loro; così iniziò il loro viaggio assieme alla pecora. A dire il vero più che una pecora, sembrava un cane, perché aveva sempre voglia di giocare e belava quando gli si avvicinava qualcuno. Un giorno belò così forte, quando si avvicinò loro un furfante che voleva derubarli, che Pietro e Adelaide, allertati riuscirono a sventare il tentato furto. Da quel giorno la pecora rimase sempre con loro, come animale da compagnia.

 

DA ACERRIMI NEMICI A MIGLIORI AMICI

di ALESSIO MALESA

C'era una volta un pesciolino che viveva nella sua casa dentro un acquario molto decorato. Il suo nome era Artur. Vicino a casa sua si trovava un porto che brulicava di pellicani affamati. Ma uno particolarmente. Si chiamava Fulmine, era il miglior cacciatore tra i suoi simili.

Fulmine provò tante volte a catturare Artur ma non ci riuscì mai. Un giorno mentre il pesciolino guizzava e saltellava nell'acqua, il pellicano guardava e supervisionava i dintorni, vide la bestiolina e come una saetta le piombò addosso afferrandola col suo grande becco. Preso dalla fretta non vide l'albero di un peschereccio, ci sbatté contro e cadde a terra stordito. Per il dolore aprì il becco e ne guizzò fuori il pesciolino ancora vivo che andò a finire in un catino pieno d'acqua. Rimasero per tanti giorni sul peschereccio; il pellicano che aveva tanta fame ma era ancora debole, pensava di magiare Artur, mentre lui guizzava nel catino incoraggiando Fulmine a riprendersi. Piano piano i due si conobbero meglio e fecero amicizia e il pensiero di cibarsi del pesciolino era già svanito. Un giorno il volatile prese Artur e lo portò nel porto presentandolo ai suoi simili e invitò loro a dargli il benvenuto. Così divennero tutti amici e vissero tutti felici e contenti.

 

 

L'AVVENTURA DI CAPITAN FARFALLO

di FEDERICO MARRAS

C'era una volta un pappagallo di nome Farfallo, di colore rosso con macchie blu. Era un pappagallo molto particolare, diceva tante bugie e mangiava cioccolato fondente.

Un giorno, mentre passeggiava nel bosco, incontrò una persona alta e muscolosa e gli chiese: “Ciao, come ti chiami?” “Io mi chiamo capitan Farfallo e sono un principe”.

Il signore rispose: “Ciao, mi chiamo Alberto, diventiamo amici?” Farfallo rispose subito ok. Dopo Farfallo salì sulle spalle di Alberto e viaggiarono insieme per tanti giorni.  Passato un mese trovarono un castello, salirono le scale saltando, videro il trono di un vecchio imperatore e si misero li sopra. Farfallo disse: “Ora siamo due re, però dobbiamo pensare a Pietro l'umano”. Ad un certo punto si sentirono dei rumori molto forti, tutto diventò nero. Farfallo aveva detto di avere un esercito di scimmie ma non era vero. Alberto si spaventò moltissimo e iniziò a gridare.

Farfallo era pentito per le bugie e disse che dovevano cercare tante scimmie per fare un esercito e sconfiggere Pietro il malvagio.

Uscirono di corsa dal castello e piano piano trovarono 10 scimmie veloci e vispe che li volevano aiutare. Mangiarono tante banane e cercarono bastoni e pietre. Costruirono una buca per imprigionare Pietro. Le scimmie fecero rumore al castello e Pietro le rincorre con il suo cavallo. Le scimmie si fermarono vicino alla buca e Pietro cade in trappola.

Farfallo e Alberto si abbracciano e decidono di salvare il bosco e diventare i nuovi re. Farfallo promise di non dire mai più bugie. Le scimmie ballarono e cantarono per tutta la notte.

                                                 

LA PRINCIPESSA

di MARIA FRANCESCA PALADE

C’era una volta una principessa di nome ANITA, che viveva in un castello tutto bianco, nero e grigio.

Un giorno decise di adottare un cavallo di nome PEGASUS, era bellissimo, aveva una chioma bianca e un po' di macchie nere proprio come un cane della “La carica dei 101”. Ma questo cavallo non era come tutti gli altri, aveva una “cosa” segreta che solo lui e dei suoi amici sapevano: lui era in grado di parlare. Qualche anno dopo venne un signore di nome FERNANDO e disse: “Rivoglio il mio cavallo immediatamente” e lanciò una girandola in testa a una guardia; Anita spaventata disse: “GUARDIE PRENDETELO”! Così lo portarono nel seminterrato del castello e Anita disse: “Perché vuoi il mio cavallo, come mai è così speciale, dimmelo!” Lui allora decise di dire tutta la verità, e cioè che lui era il vero padrone, era stato lui che lo aveva educato a parlare. Cosi per far felice il padrone gli restituì il cavallo. Anita dopo due anni si sposò ed ebbe dei figli ed una bella fattoria con tre cavalli che chiamò Pegasus, Paul ed Palma. E vissero tutti felici e contenti.

 

IL POLLO E IL PRINCIPE

di NICOLAS PALITTA 

Cera una volta un pollo chiamato Alfred e un principe chiamato Fred.

Entrambi vivevano a Crotone, in Calabria.

Fred ed Alfred erano amici per la pelle, però il pollo nel mentre che scriveva, vide il

principe giocare con le marionette simulando la sua morte. E’ così che Alfred capì che nella loro amicizia qualcosa stava cambiando.

Una settimana dopo, lipotesi del pollo si rivelò essere vera, infatti, una pallonata spaccò

la finestra di Alfred; il pollo, notò che cera attaccato un bigliettino dove cera scritto: “Sei in pericolo!”

Unaltra settimana dopo, Alfred sentì bussare alla porta, aprì e vide Fred con un coltello.

Il pollo stivò tutti gli attacchi, gli tirò una zampata e chiamò la polizia, che arrestò il principe.

Così Alfred riuscì di nuovo a vivere in pace ed in tranquillità, anche se con un amico in

meno.  

 

UNA NOTTE RUMOSOSA

di FABRIZIO PANI

C’era una volta un passerotto di nome Arim. Era una notte a dir poco paurosa, c’erano tuoni, lampi, pioggia e nebbia che sembrava quasi dello zucchero filato. Arim cercava di chiudere gli occhi almeno per poco tempo ma non ci riusciva, e in quell’istante si ricordò il metodo che usava prima di dormire, ovvero svolazzare. Dopo due minuti circa cadde sulla sua tana dentro la grondaia e sprofondò in un sogno assurdo……..Lui era in un condominio molto grande, sembrava un castello! Ad un certo punto vide un puntino in lontananza bianco e con un becco “mastodontico”, Arim si avvicinò sempre di più, e a quel punto lo riconobbe. Era proprio lui! Era Fufù, il pellicano più temuto di sempre. Stava girando intorno a un albero e probabilmente lì c’era il suo nido. Fufù, dal suo nome, non sembra un vero cattivone ma lui è un cacciatore professionista di passerotti, pettirossi, cornacchie e perfino corvi! Il pellicano all’improvviso cambiò direzione e si mise a volare verso Arim; il povero uccellino si immerse in una nuvola di panico, tuttavia con la sua forza riuscì a scappare. Passò in mezzo a palazzi, chiome di querce e addirittura attraverso le finestre di case sconosciute, dopo poco tempo si mise dietro un cornicione sperando che Fufù non lo vedesse, ma il pellicano girò l’angolo, spalancò il becco e proprio quando il passerotto sembrava già morto, si svegliò e per fortuna visse la sua vita normalmente ma soprattutto senza pellicani!!!

 

LA STORIA DI UNA PESCIOLINA

di BENEDETTA PATERLINI

C’era una volta una pesciolina di nome Anna. Abitava in Calabria, era la più intelligente della città, si era laureata a soli nove anni, insomma era in grado di fare tutto c’è che voleva.

In città c’era pure un puma di nome Fernandino; lui da piccolo era il più bravo della classe, finché un giorno arrivò Anna. E da qui iniziarono i problemi………….

Dopo un po’ di tempo la maestra la nominò “La più brava della classe” e Fernandino perse il posto.

Lui trascurò un po’ lo studio e quell’anno venne bocciato.

Addirittura decise di cambiare scuola e andandosene via disse a Anna: “ci rivedremo ma non come amici”.

Negli anni il puma dall’aria inquietante ritovò la pesciolina.

Nei giorni seguenti Anna era scomparsa aprirono le indagini ma niente ..Era stata rapita!!

Fernandino la portò a Catanzaro dove c’era il suo posto segreto.

Il suo piano era di metterla in questa trappola costituita da una corda con sotto dei coccodrilli affamati, da dove, al calar del sole si sarebbe snodata la corda e sarebbe stata la cena per i coccodrilli. Mancavano solo 20 minuti al tramonto!

Ma dopo 5 minuti ebbe un’idea: lei aveva in tasca il suo coltellino svizzero per eventuali necessità.

Doveva tagliare la corda e slanciarsi all’indietro con un triplo avvitamento, e avanti con un doppio giro all’indietro!

Lo fece ma il puma si girò e la rincorse, lei scappò e in quel momento per fortuna arrivarono le autorità che la presero e la arrestarono.

 

ALVIN, IL RE PESCECANE

di SEBASTIAN PUDDU

C’era una volta un pescecane di nome Alvin, che era il re di un tranquillo villaggio. Lui aveva molti amici con cui giocava nella sua cascata preferita. Però, un giorno, arrivò al villaggio un piromane di nome Furmix che voleva diventare re del villaggio. Allora escogitò un piano dove dava fuoco all’amato castello di Alvin; per fare questo aveva bisogno di un aiutante, così chiamò Malalvin, una piromana. Malalvin era una grande amica di Alvin, così lo avvisò e lo convinse a mettere guardie dappertutto.

Così, come secondo il piano, arrivarono al castello dove trovarono decine e decine di guardie e dovettero scappare.

Alvin sapendo cosa voleva fare Furmix lo fece rinchiudere nella prigione del castello.

Alvin si innamorò di Malalvin, grazie alle sue gesta, e dopo poco si sposarono e divennero re e regina del villaggio.

 

 

LA STORIA DI ALFRED E FIN

di AMELIA SCANU

C’era una volta un pipistrello di nome Alfred che abitava in una caverna buia. Un giorno degli esploratori, volevano esplorare la caverna, quindi andarono attrezzati: torcia, corda, armatura. Ad un certo punto trovarono Alfred e lo misero in un sacchetto.

Lui fece finta di essere svenuto e lo portarono in un Laghetto. Poi arrivò un pesce e lo salvò. Alfred sfuggì in tempo e se ne andarono lontano dagli esploratori.

Il pesciolino disse ad Alfred: “Ciao, ho fatto in tempo a salvarti, mi chiamo Fin!” E Alfred rispose: “Ciao Fin, io mi chiamo Alfred”. Poi subito dopo Fin chiese ad Alfred se potesse giocare e Alfred rispose di sì.


UN GRANDE SOCIO

di PEDRO SPINA

C’era una volta un procione di nome Arco, lui aveva un grande difetto: rubava i diamanti all’interno della miniera in cui lavorava. Un bel giorno, il proprietario ormai stanco di questa situazione, decise di cercare un guardiano per proteggere la sua miniera. Nessuno dei suoi collaboratori però poteva svolgere questo tipo di lavoro, così, decisero di aiutare il proprietario a trovare qualcuno. Navigarono su Internet per diverse ore, ma nessuno persona risultava essere in gamba. Quasi senza speranza entrarono in un sito col nome panda.com, “sfogliando” tra diversi nomi si soffermarono su un panda di nome Frodo. Quest’ultimo iniziò presto a lavorare in miniera, tutto procedeva bene…..Dopo alcuni giorni però qualcosa non quadrò, il proprietario insospettito decise a sua volta di installare delle telecamere. Aspettò qualche ora, poi si mise a guardare le registrazioni video, scoprì immediatamente il panda Frodo in combutta con il procione Arco. Il giorno dopo, il panda non si presentò al lavoro, il proprietario fece da guardiano presso la sua miniera, dopo alcune ore si addormentò, Arco e Frodo entrarono in silenzio in miniera e rubarono tutti i diamanti.

Al risveglio il padrone si disperò, preso da panico, non seppe nemmeno cosa fare e mentre uscì dalla miniera si grattò fortemente testa. Tutti urlarono “SCHERZONEE”! “Signore gli abbiamo fatto un grande scherzo”. Il proprietario grattandosi la nuca chiese a tutti loro: “Ma che giorno è oggi”? e i suoi collaboratori risposero “il primo aprile signore”!