INCONTRO CON L'AUTORE

#IOLEGGOTUSCRIVIIOSCRIVOTULEGGI

Lavori realizzati dagli alunni della TERZA DI STROPPO (CN)

Scuola Secondaria di Primo Grado. 


IC DRONERO (CN)


Insegnante referente: Prof.ssa ANGELICA PARISI

AL LADRO, AL LADRO!

di Tommaso Coppo

 

Io sono Leone, figlio del falegname “pié di gallina”, soprannominato così dalla gente del villaggio perché la sua gamba sinistra è zoppa.

Un giorno stavo ripulendo un fossile, infatti sono un paleontologo, ho potuto studiare per poter fare questa professione, anche se poche persone mi prendono a bottega, a causa della mia posizione sociale, in poche parole, perché sono figlio di un falegname.

Pochi giorni fa, un ricco signore mi aveva chiamato come apprendista, inviandomi un fossile che dovevo ripulire; quel pomeriggio, ero nella falegnameria mentre tenevo compagnia al babbo.

Un marmocchio notò il reperto archeologico e pensando che valesse molti denari, appena mi alzai per pulire lo scalpello, il ragazzino mi sottrasse l'oggetto d'inestimabile valore. Quando me ne accorsi stava scappando, lo rincorsi urlando-Al ladro, al ladro, è quel furfante!- il moccioso continuava a correre, ma, ad un certo punto, un uomo si fermò, il bambino si girò per vedere se lo seguivo ancora ma facendo così, andò a sbatter contro quest'ultimo.

A questo punto il ragazzo era in trappola, sapendo di aver sbagliato e per paura di essere arrestato, si mise a piangere.Io ripresi il mio fossile, il marmocchio aveva tentato di sottrarmelo ma si era pentito così decisi di perdonarlo e  di lasciarlo andare a casa. Prima di andarsene il ragazzo urlò:-Grazie signore, grazie!- e corse via. Io tornai a casa e mi misi a finire il lavoro.



IL GATTO E IL PESCATORE

di Ailen Barthelemy

 

Quel giorno il pescatore Leo si svegliò e decise di andare al fiume per vedere se era ancora capace di pescare. Lui era il migliore della contea e aveva vinto tutte le gare e i tornei. Nonstante questo rimaneva un uomo abbastaza semplice. L'unica cosa che gli dava fastidio era quando qualcuno lo prendeva in giro per i suoi modi di fare. La sua casa era molto semplice e tutte le medaglie erano appese su un muro, ma per il resto non aveva adornato molto le altre stanze della casa. Alcuni ragazzetti del paese si divertivano a schernirlo per questo, sopratutto quando lo vedevano andare al fiume. Allora Leo decise che quel giorno sarebbe andato nella foresta a nord del villaggio, dove sapeva esserci un laghetto pieno di trote. Mentre era sulla via per arrivare, all'inizio della boscaglia, incontrò un gatto. Si trattava di Carta, il micio del fioraio. Era il gatto più odioso di tutta la contea. Aveva la brutta abitudine di rubacchiare dai negozi e di prendere tutto ciò che non era nè suo del suo proprietario. Appena Leo lo vide sobbalzò. Nel tentativo di nascondere dietro di sè la canna da pesca ruzzolò a terra. Si rialzò frettolosamete e cominciò a dirigersi a passo svelto verso il lago.

Finalmente arrivò a destinazione e si sedette per terra, preparado le esche per i pesci. Lanciata la lenza in acqua si stese sull’erba e stette ad aspettare. Intanto, ad insaputa del pescatore, Carta si era accucciato nei cespugli, nascosto alla vista di Leo. Quando un pesce abboccò il gatto si lanciò svelto ad acciuffarlo prima che il pescatore si svegliasse. Allora, stupito, Leo decise di rimettere l'esca per vedere se riusciva a prendere almeno una trota. Il gatto, ovviamente, acciuffò uno dopo l'altro i pesci che venivano tirati su. Quando Leo il pescatore si accorse di essere stato imbrogliato si arrabiò molto. Acchiappò lesto il micio e, lasciando per terra la sua attrezzatura da pesca, riportò Carta dal suo legittimo proprietario. Da allora Leo il pescatore ha un fanstastico nuovo cane di nome Bolt. È utilissimo, non solo perchè da quando c'è, Carta se ne sta alla larga, ma anche perchè fa molta compagnia al suo padrone.



IL PALO RUBATO DA CIRO

di Leonardo Minuzzo

 

Durante una partita di calcio a Firenze, in cui correva il minuto ottantantaduesimo, ci fu un azione da parte della squadra avversaria, durante la quale l'attaccante si addentrò all'interno dell'area del portiere Lupin; il difensore, volendo mantenere il vantaggio, fece un brutto fallo a questo attaccante.

 Lupin ringraziò in modo ironico il difensore, per aver fatto ricevere il rigore alla squadra di casa. Mentre l'attaccante stava per tirare il rigore il marcatore della squadra avversaria, Ciro, sradicò il palo e lo spostò all'esterno della porta così che fosse più grande. La squadra avversaria vinse grazie alla furbizia di Ciro.



IL PESCE E IL MATTO

di Eugenio Leinardi

 

C'era una volta un pesciolino di nome Levi che si divertiva a rotolare e sguazzare contento con i suoi tanti amici pesci in una fontana. Tutto ad un tratto un matto ubriaco di nome Cocco che aveva bevuto troppo vino perse stabilità inciampando sul muretto della fontana dove si rotolava il piccolo Levi, saltandoci a capofitto dentro. Fece proprio un bel tuffo con moltissimi schizzi, disturbando anche il piccolo Levi e i suoi tanti amici pesci mentre nuotavano tutti felici nella loro fontana. Per fortuna intervennero due ragazzi seduti sul muretto della fontana,  tirando fuori dall'acqua Cooco il matto, così il pesciolino Levi potè tornare a sguazzare. 



IL POLLO IN FUGA

di Alessio Belliardo

 

Ludovico, un pollo destinato al macello, un giorno fuggì dall’allevamento e iniziò a cercare un nuovo posto dove vivere.

Mentre camminava, pensò ai ricordi di quando era dentro l’allevamento: come viveva con i suoi simili, dormivano attaccati l’uno all’altro e l’unico lato positivo era il buon mangime, quello con la gallina sul sacco come immagine.

Quando pensava al cibo, sentii quello stesso odore stupendo arrivare da una fattoria con intorno dei campi coltivati vastissimi e il capanno rosso con le travi bianche, con un granaio a forma di razzo pieno di mais. Doveva entrarci.

Appena fu vicino alla fattoria, però, sentì una voce provenire da un recinto a fianco del capanno, si girò e vide un manzo colossale largo come un armadio:<< Chi sei e cosa ci fai qui?>> chiese, e Ludovico rispose:<< Sono Ludovico e sto cercando un posto dove stare… tu chi sei?>>.

<< Io sono Clodoveo e qui non abbiamo bisogno di altri polli>> disse il manzo:<< Ma dato che sono qui credo che assaggerò quel mais e tu non puoi farmi niente, manzo da quattro soldi!>> rispose il pollo coraggioso e si diresse verso il granaio. Ma… appena girato l’angolo c’era Clodoveo:<< Ciao pollo, cosa hai detto prima? Preparati a correre!>> e il pollo rispose:<< Scusa mi sono dimenticato di fare una cosa… adesso devo andare, che ne dici se continuiamo dopo… ehh?>> e il manzo:<< Scordatelo!>> e iniziò a correre finché non riuscì ad entrare nel granaio attraverso un buco dove il manzo non riusciva a passare e mangiò fino a sera.

Quando finì di mangiare cercò di uscire ma rimase lì incastrato fino al mattino presto, quando finalmente riuscì ad uscire e si incamminò sazio verso una nuova meta.



IL RACCONTO DI LORENZO IL PESCATORE

di  Martino Mamadou Bakayoko 

 

Ci troviamo a Firenze esattamente vicino al Fiume Arno, il nostro protagonista, Lorenzo il pescatore, stava pescando delle trote. Cirio invece era geloso di lui perché era molto popolare, lo stava guardando da lontano.  

Ogni volta che lui provava a fare del suo meglio come agricoltore provando a far crescere la sua coltivazione, veniva sempre superato da quanto Lorenzo riusciva ad ottenere con la sua canna da pesca: così provò, provò, provò ma non riuscì mai ad ottenere più piante rispetto ai pesci di Lorenzo, quindi decise di catturarlo perché facendo così tutti gli abitanti del paese lo avrebbero creduto scomparso e piano piano sarebbe diventato lui quello più popolare. 

Per far sì che il suo piano funzionasse portò un sacchetto, si avvicinò piano, ma proprio quando stava per coprirgli la testa con il sacchetto lui si girò. Si guardarono per quanto sarebbe sembrata un’eternità… il primo a muoversi fu Lorenzo che si alzò, prese il secchio su cui era seduto e glielo tirò in faccia facendolo svenire. 

Cirio si svegliò in una stanza buia con delle sbarre, si chiese subito dove fosse, e una guardia gli disse che si trovava in prigione e che un ragazzo di nome Lorenzo lo aveva portato lì dicendogli che era stato assaltato. Cirio si sentì male per quello che gli stava succedendo e stava già rimpiangendo tutto quello che aveva fatto mentre Lorenzo continuava invece a pescare come al solito.



LA PIETRA AZZURRA

di  Letizia Caranzano

 

Lisa, pilota di aerei, è dal panettiere e sta raccontando ai suoi amici del suo prossimo volo che sarà diverso dai soliti. Si tratta infatti di trasportare la prestigiosa “Pietra Azzurra”: ha il potere di governare l’aria. Si avvicina silenziosamente il malvagio mago Columbus che cerca di spiare Lisa.

Appena sentito di cosa stavano parlando, il mago si dirige all’aeroporto per impadronirsi della pietra. Con tutte le sue forze corre attraverso il paese e arriva alla meta. Non sapendo quale fosse l’aereo giusto iniziò a controllarli tutti.

Poco dopo, arriva Lisa pronta per il suo viaggio importante.

Sta per decollare quando Columbus riesce a salire a bordo. Sentendo dei rumori, dalla cabina di pilotaggio corre a vedere cosa stesse succedendo e con grande stupore si accorge che la pietra è sparita.

Preoccupata, inizia a cercarla ovunque nella speranza di ritrovarla.

Per fortuna, due agenti della sicurezza avevano già trovato e catturato il ladro.

Rimesso il carico al suo posto, Lisa riesce a partire per la sua destinazione ovvero Air Island.



La pietra e Chiara

di Gianluca Macheda

 

Un giorno, in una farmacia di un villaggio, oltre alle medicine e farmaci, al suo interno si trovava anche una pietra molto bella e brillante.

Questa pietra era in esposizione e serviva per raccogliere qualche moneta in più, per poi modernizzare l’antiquato edificio che, negli anni, si era trasformato in farmacia.

Un giorno, mentre Chiara scopava le foglie portate sul suo balcone dal vento, intravide la pietra, e capì che l’avevano messa lì da poco tempo, e subito chiese informazioni su di essa, e dopo qualche giorno, pensò che poteva rubarla e farci un po’ di soldi.

Il giorno dopo, Chiara entrò nella farmacia, ordinò delle medicine e, mentre il medico andava a prenderle sullo scaffale nel retrobottega, cercò di rubare la pietra che si trovava invece sul bancone.

Dopo vari tentativi falliti di prenderla, la pietra disse: << Ei tu, che cosa sta facendo!!>> e Chiara subito rispose:<<Ti voglio prendere così ti vendo!!>> ma la pietra iniziò a rotolare via. Intanto arrivò il medico con le medicine e vide che Chiara stava raccogliendo la pietra, la posò e scappò via.

Da quel giorno non si vide mai più in quella farmacia e la pietra non ebbe mai più problemi.



LA STORIA DEL PESCE LELLO

di Miriam Calandri

 

C’era una volta un pesce che si chiamava Lello. Era di un colore grigiastro, con delle squame tendenti al nero ma lui si sentiva bello dentro. Viveva in una fontana nel centro di una piazza di una grande città ma non sapeva quale fosse. Lo avevano portato lì quando era piccolo per farsi guardare dai turisti che passavano, qualche volta gli buttavano qualche cosa da mangiare, contento che non fosse quella “robaccia “che gli davano gli addetti alla fontana.

Un giorno d’estate, quando ancora non erano arrivati i soliti turisti, il pesce Lello stava russando sognando il grande mare che non aveva mai conosciuto bene. Ad un certo punto si svegliò di soprassalto sentendo un rumore provenire dall’altra parte della fontana. Andò a guardare, sempre nascondendosi per non farsi vedere, cosa fosse successo e… vide che gli addetti stavano buttando un altro pesce! Era un merluzzo ma non sembrava molto simpatico perché aveva con sè molti libri e aveva un’aria da professore che non ispirava a Lello. Infatti si mise subito a studiare senza guardarsi intorno. Così Lello se ne tornò a casa sua. Dopo un po’ il merluzzo decise che era ora di smettere di studiare anche perché gli era venuto un certo languorino. Iniziò a girare per la fontana e trovò Lello e decise di mangiarselo. Lello quando se ne accorse provò a scappare ma il merluzzo lo fermò con una pinna.

<<Fermo! Non mangiarmi! Prometto che sarò tuo amico per sempre e ti terrò molta compagnia, ma lasciami! >>. Urlò disperato Lello

<<Perché dovrei fidarmi? >>

<<Hai la mia parola >>

<<Bhe allora in questo caso io sono Ciccio>>.

Così da quel giorno divennero ottimi amici e Lello imparò a conoscerlo meglio senza badare alla sua aria da professore perché le persone, o gli animali, bisogna conoscerli per quello che sono e non per quello sembrano.



La storia del pirata contadino

di Tommaso Comba

 

Tanto tempo fa Lello era un grande pirata temuto da tutti e molto abile nel combattimento con la spada.

Un giorno, dopo aver fatto un lungo viaggio nell'oceano, arrivò negli Stati Uniti che un tempo erano una terra poco conosciuta.

Gli piacque così tanto quel posto nuovo che ci si stabilì e, grazie ai suoi tesori conquistati nella carriera da corsaro, costruì una stupenda fattoria dove iniziò a vivere coltivando e allevando animali.

Un giorno, nella sua stanza dei tesori, immerso nei suoi pensieri ripensava alla sua ciurma di amici e a tutti i viaggi stupendi che aveva fatto.

Intanto il suo acerrimo nemico, il mammut Cristino, che cercava da anni di rubare il forziere di Lello, strisciò sul pavimento e agguantò il forziere.

Immediatamente il pirata sguainò la spada e affrontò Cristino, combatterono a lungo ma le abilità di Lello erano superiori.

Il mammut fu sconfitto e se ne ritornò sconsolato alla sua caverna.

Lello esultò, il suo tesoro era salvo e finalmente il mammut Cristino capì che tutti i tentativi che faceva erano vani, per cui decise di non dare mai più fastidio al pirata.



La storia di Lida

Denis Bianco

 

Lida era un giovane ragazzo di sedici anni a cui piacevano molto le ragazze e lo sport.

Un giorno andò nella piccola farmacia che c'era nella sua città, perchè sua mamma non stava molto bene e doveva comprare anche le vitamine per se stesso.

All'improvviso iniziò a sentire dei rumori dall'esterno, e incominciarono a tremare i muri, lui subito si coprì la testa pensando che fosse un terremoto e si mise sotto il bancone della farmacia per ripararsi.

All'improvviso si fermò tutto, lui non capì, chiese a tutte le persone che c'erano nell'edificio e si assicurò che non ci fosse nessun ferito.

Nel silenzio si sentì una voce dall'esterno che disse:- Lida vieni fuori! - a Lida sembrò di non aver mai sentito quella voce prima di quel momento; lui uscì lentamente e vide un maiale.

Subito non capì e disse al maiale: - Ciao maialino, dov'è il tuo padrone? Me lo puoi indicare?-

Il maiale rispose - Sono io che ti ho chiamato!

Lida incredulo disse - Aspetta... un maiale che parla?

Dopo alcuni attimi di silenzio il maiale riprese: - Mi chiamo Cristiano e sono venuto qui perchè so che fai parte di una famiglia dotata di super poteri e uccidendoti erediterò il tuo potere.

Lida in effetti aveva un potere nascosto alle gambe da cui uscivano dei tubi che poteva usare come propulsore.

Grazie a questo potere può correre molto veloce e sferrare calci molto potenti, per questo è il migliore della squadra di calcio ed è il più veloce di tutto il campionato.

All'improvviso il maiale lo attaccò ma grazie anche ai suoi ottimi riflessi schivò il colpo e si mise in guardia per un eventuale secondo attacco; il maiale non aveva abilità speciali e quindi era molto svantaggiato in combattimento corpo a corpo.

Lida passò all'attacco e colpì con due potenti calci Cristiano che restò a terra, però Lida essendo d'animo troppo buono non lo finì ma lo portò da un veterinario.

Però, visto che qualcuno aveva scoperto i suoi poteri, decise con la sua famiglia di trasferirsi in un’altra città.




L’ACQUA DEL PRINCIPE LINO

Simone Armando


C’era una volta un principe che si chiamava Lino, che un giorno decise di andare nella sua foresta per raccogliere delle more da mangiare poi per il pranzo. Lì vicino c'era anche una cava di carbone: all'interno c'era il minatore Carlo che stava risalendo per uscire a fare una pausa. Purtroppo il principe Lino e il minatore Carlo avevano un conflitto da qualche mese che non riuscivano a sistemare a causa di una lite sul fiume che attraversava la foresta: il cavaliere Lino sosteneva infatti che il minatore Carlo, ogni volta che usciva dalla cava, non avesse il diritto di lavarsi perché avrebbe sporcato il fiume. Quel giorno, però, volevano farla finita con questa storia dal momento che si ritrovarono faccia a faccia, si misero lì a parlare e decisero di costruire una
cisterna da posizionare sopra l’albero che si sarebbe riempita con la pioggia e poi, grazie alla
forza di gravità, questa sarebbe scesa attraverso un tubo, cosicchè Carlo si sarebbe potuto lavare quando voleva e nessuno avrebbe più litigato. Così alla fine trovarono un accordo e rimasero amici, entrambi felici e contenti.




Leolach, avventura nella steppa

Alice Mattalia

  

È il quarto giorno che cammino, quasi senza sosta, nella gelida steppa russa, alla ricerca di mio padre. Vorrei fermarmi per dormire, riposare, o almeno prendere fiato ma continuo la mia marcia.

So che addormentarsi con questa bufera porterebbe alla morte, devo continuare a muovermi per scaldarmi.

Finalmente vedo qualcosa in lontananza, un barlume, una città nel nulla? Bastano pochi minuti, anche se sembrano un’eternità, e mi ritrovo davanti a un centinaio di baracche in legno con qualche lampione ai bordi della strada principale.

Ora sono davvero allo stremo delle forze. Vedo un grosso barile sotto la tettoia di una casa. Potrei dormire lì dentro, se c’è abbastanza spazio.

Mi avvicino, svuoto il barile che conteneva vari attrezzi da lavoro e mi ci raggomitolo dentro.

 

La mattina successiva mi sveglio di soprassalto, c’è qualcuno che sta strillando qualcosa poco distante da me:

 

- Venite signori! Il grande Catreli ha in vendita tutto ciò che desiderate!

 

Incuriosito da quelle urla decido di avvicinarmi. C’è un uomo con una barba nera davanti a un carro pieno di gioielli, libri, munizioni, argenteria e molto altro… Ciò che attira di più la mia attenzione però è una gabbia coperta da un grande telo, sarà un animale pericoloso?

 

- Posso guardare?

 

Chiedo, indicando la gabbia.

Catreli mi squadra dalla testa ai piedi e risponde:

 

- Questa roba non fa per te ragazzino, che te ne pare invece di questo colbacco di lana di montone?

 

Do un’occhiata al cappello che Catreli mi ha mostrato ma poi il mio sguardo ritorna sulla gabbia misteriosa.

 

- Posso farti una domanda ragazzino?

 

Chiede l’uomo facendo sparire il sorriso dal suo volto. Annuisco.

 

- Hai uno strano accento, sembra polacco, non sei russo vero? Cosa ci fai da queste parti?

 

Ingenuamente decido di rispondere:

 

- Sto cercando mio padre, è venuto qua, in Russia, un anno fa ma non è più tornato…

 

- E qual è il nome di tuo padre? Se posso chiedere.

 

- Kowak.

 

Silenzio.

 

- Leolach?

 

È il mio nome, come fa a conoscerlo? Annuisco confuso. Catreli mi abbraccia e mi fa accomodare in uno dei suoi carri. All’interno ci sono ogni sorta di oggetti preziosi ma non ci sono sedie, decido allora di sedermi sul tappeto persiano steso sul pavimento.

Solo a questo punto Catreli inizia a spiegarmi. A quanto pare è mio zio, anche se mio padre non mi aveva mai parlato di un fratello maggiore.

La giornata passa in fretta, lo zio mi ha raccontato di tutti i suoi viaggi, pare sia stato anche in America.

Prima di andare a dormire faccio un’ultima domanda a Catreli:

 

- Mi aiuterai a ritrovare mio padre vero?

 

- O certo, sono sicuro che alla fine vi ricongiungerete.

 

Mi risponde sorridendo. Soddisfatto di questa risposta mi addormento.

 

La mattina dopo mi sveglio di nuovo di soprassalto a causa delle grida di mio zio.

Quando apro gli occhi però non sono più nel carro… Sento qualcosa di freddo a contatto con i miei polsi, sono catene! È buio ma riesco ugualmente a capire che non sono solo.

 

- Ciao.

 

Nessuna risposta.

 

 

- C’è qualcuno?

 

Sento l’altro sbadigliare.

 

- Leolach! Sei tu? Oh, era solo un sogno.

 

Riconoscendo mio padre mi butto fra le sue braccia, l’ho ritrovato finalmente. Ora però bisogna trovare un modo per scappare. Prima di iniziare a organizzare un piano mio padre mi racconta la verità su mio zio.

 

A quanto pare Catreli era davvero il fratello di mio papà, aveva lasciato casa da giovanissimo e, dopo dieci anni tutti lo avevano dato per morto. Fu così che mio padre ebbe tutta l’eredità.

L’anno scorso Catreli contattò suo fratello e gli disse, rivelandogli di essere ancora vivo, di venire a fargli visita in Russia senza però avvisare me dicendo che sarebbe stata una sorpresa.

 

Non appena mio padre arrivò in Russia lo zio gli fece firmare un testamento su cui stava scritto che tutti i beni del signor Kowak sarebbero passati a suo fratello, una volta morto.

Anziché ucciderlo lo zio preferì tenerlo prigioniero e spacciarlo per morto.

 

Finito il racconto ho iniziato a scervellarmi ma non riuscivo a trovare un modo per riuscire a scappare, se avessimo gridato Catreli ci avrebbe imbavagliati e a quel punto non avremmo potuto neanche comunicare tra di noi. Ad un certo punto però mi accorgo che le mie manette sono leggermente allentate… Con un po' di sforzi potrei riuscire a liberarmi, mi è venuto in mente un piano.

 

Dopo tre giorni riesco finalmente a togliermi le catene. Come al solito a mezzogiorno Catreli viene a portarci da mangiare, essendo legati ci deve imboccare lui. A quel punto gli tiro un pugno sulla mandibola, lo allontano con un calcio e per finire gli lancio in testa il piatto di porcellana. A quel punto lo zio si china a terra e io gli prendo la collana che ha per ciondolo le chiavi delle manette.

Dopo poco Catreli si rialza ma oramai ho già liberato mio padre con il quale esco velocemente dalla gabbia, prontamente richiudo la porta a chiave.

 

- Accidenti figliolo, complimenti.

 

Mi dice mio padre.

Orgoglioso di me stesso lascio le chiavi per terra, davanti alla porta della gabbia, in modo che prima o poi qualcuno libererà lo zio, ma a quel punto io e mio padre saremo già tornati a casa.




Mai ignorare le leggende…

di Samuele Redegoso

 

Tanto tempo fa si narrava che nelle alte montagne piemontesi vivesse, nelle grotte sperdute, un mostro primitivo soprannominato Cristiano, che distruggeva villaggi e uccideva i greggi degli allevatori. Nessuno aveva il coraggio di avventurarsi in quelle zone tranne alcuni alpinisti e giornalisti in cerca di tracce della creatura misteriosa. Un giorno arrivò direttamente dai Caraibi il pirata Lion, il quale esausto delle alte temperature del suo paese cercava un po’ di fresco. Un giorno all’osteria del paese gli raccontarono la storia del mostro e lui si fece una risata dicendo: ˂˂Ho solcato tutti i mari e affrontato tante situazioni impervie, non sarà un mostriciattolo a spaventarmi>>.

Intanto Lion si stabilì nel paese e aprì una panetteria, guadagnava bene ed era contento. Un giorno d’inverno il pirata allestì una bancarella ai piedi del monte per vendere i suoi prodotti. In giro si sparse immediatamente un pregevole profumo di pane e dolciumi che arrivò in ogni casa del paesello e in poche ore si creò una coda lunghissima di persone davanti alla bancarella, in attesa di poter comprare quelle prelibatezze. All’improvviso si sentì un boato e partì una valanga dalla cima della montagna. Tutti scapparono tranne Lion che cercava di scorgere cosa stesse scendendo dal monte… oltre alla neve. Aguzzò la vista ed ecco che vide il mostro con alle zampe un paio di sci, che puntava dritto verso di lui. Non ebbe il tempo di fuggire e fu travolto dalla valanga. Lo sciatore ruggì in modo terrificante, rubò la merce della bancarella e fuggì. Lion, nonostante le ricerche, scomparve nel nulla e da allora gli abitanti del luogo, terrorizzati da Cristiano, ogni settimana mettono una bancarella ricca di cibo ai piedi del monte e durante la notte sparisce sempre tutto. Il mostro non attaccò più il villaggio e non fece mai più del male alle greggi. Forse era solo affamato!



Un pirata un po’ sbadato

Cristian Cesano

 

Tanto tempo fa, quando per i mari navigavano le navi corsare, un pirata un po’ sbadato e sfortunato, navigava in cerca della chiave che apriva il tesoro che aveva trovato. Il suo tesoro era grande, pesante e sembrava contenesse tanto denaro. Questo pirata si chiamava Luccio ed era nato per fare il pirata. Il suo problema era quello che voleva navigare tutti i mari ma con la sua imbarcazione riusciva a malapena a navigare i fiumi, infatti il denaro che avrebbe trovato nel tesoro lo avrebbe usato per farsi costruire una barca degna di lui. Vicino al tesoro aveva trovato anche una mappa che lo avrebbe diretto verso la chiave, seguì questa mappa e arrivò in una valle stretta e cupa dove c’erano molte foreste, seguì anche il fiume, come diceva la mappa, e s’inoltrò nella “foresta dei maiali”; non sapeva perché si chiamava così ma pensava che ben presto lo avrebbe capito.

Infatti, successivamente, proprio dove c’era la X della chiave s’imbatté in un maiale di nome Cop. Quest’ultimo stava scavando e quando vide Luccio si spaventò, quindi afferrò con il muso la chiave che aveva trovato scavando e si mise a correre. Luccio lo seguì senza riuscire a prenderlo. Dopo aver attraversato tutta la foresta il maiale si stancò e si coricò, allora Luccio si avvicinò e afferrò subito la chiave ma il maiale non gliela lasciò prendere subito, ma dopo aver visto che Luccio aveva nella sua tasca una cipolla gli lasciò la chiave in cambio della cipolla. Appena presa la fatidica chiave il pirata di diresse verso la sua imbarcazione, ma Cop il maiale lo rincorreva. Salito sulla nave aprì subito il baule ma appena aperto saltò fuori una maialina che corse subito dietro a Cop. Quindi Luccio rimase senza nessun denaro e senza il suo pranzo, la cipolla.



UN VOLO IMPERFETTO

Denisa Pintilie

 

Una bella giornata di sole un paracadutista decise di buttarsi da un aereo per divertirsi un po'. Il paracadutista si chiamava Lucas, gli piaceva vivere la vita e scoprire nuove cose. Arrivò il momento di prepararsi a salire sull’ aereo, era emozionatissimo, non vedeva l'ora. Appena arrivò al punto aveva paura ma era anche abbastanza emozionato. Quando si è lanciato non sapeva distinguere le emozioni che aveva, era comunque elettrizzato. Invece di arrivare sulla pista di atterraggio arrivò però in una fattoria dove perse il controllo e cadde dentro il porcile: qui iniziò a rotolare e quando si fermò arrivò vicino ad un maialino che si chiamava Coco. 

Iniziò subito a sporcarlo più di com'era già. La padrona chiamò subito l'ambulanza visto che Lucas si era rotto una gamba, ma mentre la padrona chiamava l'ambulanza i maiali iniziarono a mangiarlo così che quando la padrona arrivò era troppo tardi.



UNO SCHERZO AL PIRATA LUIGI

Lorenzo Dogliani

 

 

Un giorno il pirata Luigi era seduto sul prato appoggiato ad un tronco di un albero a riposare vicino al fiume. Dopo un po’ arrivò un mammut di nome Carlo che cercava di sparare a Luigi, il mammut provava a sparare ma non riuscì a colpire neanche una volta il pirata. Luigi si svegliò di colpo dopo aver sentito gli spari, si alzò di fretta e si mise dietro il tronco. Il pirata pensò di andare a togliere la pistola al mammut ma lui era dall'altra parte del fiume. Allora il pirata pensò a come passare dall'altra sponda. Luigi trovò un ponte che attraversava il fiume, passò il fiume e si avvicino al mammut cercando di togliere l’arma a Carlo ma non riuscì, ritentò un'altra volta ma, non riuscì a prenderla, così il pirata decise di salire sulla schiena del mammut. Carlo incominciò a scappare e a saltare di qua e di là. Dopo un pò il mammut lo buttò per terra ma lui riuscì a tenersi alla pelliccia di Carlo e gli tirò via il costume da mammut. Luigi si arrabbiò tanto per lo scherzo fattogli dal suo amico Carlo!