CONCORSI DI SCRITTURA CREATIVA

CREAZIONE DI UN FUMETTO

Michele Buccolieri


Quinta A  Scuola Primaria Plesso "G. Conte"

Istituto Comprensivo LANZA - MILANI

CASSANO ALLO IONIO (CS)


Insegnante:

Maestra Carmen Costantino


CATEGORIA D

(incipit concorso)

Erano trascorsi pochi mesi dal matrimonio tra Daniel e Camilla e dalla loro incoronazione. Tutto era ritornato alla normalità nel regno. Ma un giorno, alle prime luci dell’alba, a corte arrivò Giovanni uno dei giovani cavalieri del collegio che volle parlare con il re. Era stanco e molto provato, riuscì solo a dire “Daniel… Diego De Villamar è in pericolo, al collegio abbiamo bisogno di te”. Daniel incrociò lo sguardo spaventato di Camilla che senza indugio gli disse: “Vai!”.

 

La primavera della pace


Erano trascorsi pochi mesi dal matrimonio tra Daniel e Camilla e dalla loro incoronazione. Tutto era ritornato alla normalità nel regno. Ma un giorno, alle prime luci dell’alba, a corte arrivò Giovanni uno dei giovani cavalieri del collegio che volle parlare con il re. Era stanco e molto provato, riuscì solo a dire: “Daniel… Diego DeVillamar è in pericolo, al collegio abbiamo bisogno di te”. Daniel Incrociò lo sguardo spaventato di Camilla che senza indugio gli disse: ”Vai”. Camilla e Daniel si occuparono di Giovanni che respirava a fatica e non riusciva a parlare. Il viaggio e il terrore di qualcosa che aveva visto lo avevano sconvolto. I due sovrani gli diedero subito dell’acqua, a piccoli sorsi perché Giovanni neanche riusciva più a bere. Piano piano riuscì a riprendere il respiro che fino a qualche minuto prima gli mancava. Fu portato in una stanza accogliente e sdraiato sul letto il giovane cavaliere riuscì a ritrovare le forze. Un pasto caldo e una stanza accogliente era quello che ci voleva dopo la stanchezza per un viaggio che era durato giorni e giorni. La sera del secondo giorno Giovanni raccontò ciò che stava accadendo in uno dei regni lontani, quelli dell’est. Daniel e sua moglie ascoltavano spaventati e quasi non riuscivano a credere alle loro orecchie. Il loro regno e i regni delle terre d’Oltremare erano in pericolo, la pace poteva finire da un momento all’altro e un regno governato da tiranni poteva far crollare la serenità che regnava in quelle terre. Era la sera del secondo giorno quando dopo aver salutato Camilla partirono dal palazzo reale per raggiungere il collegio. Il viaggio fu lungo e i pericoli non mancarono, quelle erano sempre state terre tranquille ma c’erano alcuni luoghi che non dovevano mai essere attraversati perché lì vivevano creature malefiche e Ira era una di queste. Ira era una creatura cattiva che si nascondeva nel bosco della Perfidia, tra i cespugli più fitti e gli alberi più alti trovava riparo e al momento opportuno aggrediva gli uomini rendendoli malvagi. Quando passarono da quel luogo andarono veloci come il vento perché Ira li avrebbe potuti catturare. Mentre attraversavano le terre fredde di Terra Madre Daniel ricordò gli anni che aveva trascorso nel collegio. Tutti i suoi ricordi più belli erano lì, lì aveva imparato ad essere la persona che era diventata. Lì aveva conosciuto i suoi amici più cari. Mentre cavalcava nel vento freddo ricordava tutto ciò che era stato per lui il collegio. Lì aveva incontrato i suoi professori che lo avevano educato al sapere, alla bontà e alla giustizia. E sempre lì aveva conosciuto l’affetto del Rettore che lo aveva cresciuto come un figlio. Arrivarono al collegio a notte fonda. Non si sentivano voci nei dintorni, né si avvertiva la presenza di qualcuno. Sembrava un luogo deserto e gelido. Daniel e Giovanni si guardarono intorno ma non videro nessuno, quel posto non somigliava più al luogo della loro felicità da ragazzi. Da lontano si sentì un lamento. I due giovani seguirono quella voce che chiedeva aiutoma ancora non riuscivano a capire a chi appartenesse e soprattutto da dove provenisse. All’improvviso quel lamento si fece più forte e sui volti del re e del cavaliere scese il terrore. Sotto delle travi bruciate e parte di un muro che era crollato si notava una figura a loro molto famigliare. Si avvicinarono e cercarono subito di liberare Adancroft il maggiordomo del collegio. Era ferito, con il volto insanguinato e riusciva a parlare poco. Daniel e Giovanni cercarono di calmarlo ma l’anziano maggiordomo era sconvolto, gli occhi spalancati per la paura. Con un dito indicò l’ingresso laterale del collegio. Daniel e Giovanni seguirono l’indicazione del vecchio maggiordomo e si diressero nella direzione che indicava loro. Aprirono il vecchio portone quasi distrutto dal fuoco. Tutto era bruciato e non c’era nemmeno l’ombra di una persona. C’era solo tanto silenzio e tanta devastazione. Daniel aveva capito che era successo qualcosa di brutto perché quel luogo era stato raso totalmente al suolo. Lasciarono il salone principale e cercarono subito le stanze degli allievi, ma di loro non c’era alcuna traccia. Allora arrivarono vicino la stanza del Rettore, era vuota anche quella e dentro c’era il caos totale.
Tutti i mobili erano stati distrutti, qualcuno aveva cercato qualcosa in quel luogo. Sparsi sul pavimento c’erano tantissimi fogli di carta gialla e vecchie pergamene. L’aria bruciata dal fuoco che non si era ancora spento era irrespirabile.
L’attenzione di Daniel si concentrò sulla vecchia porta di ferro che di solito era nascosta da uno dei lati della libreria in legno scuro. Ma quel mobile era stato spostato lasciando a vista quella porticina che era sempre stata nascosta. Solo poche persone al collegio sapevano della sua esistenza e mai nessuno aveva osato oltrepassarla.
Qualcuno voleva impossessarsi di qualcosa, era chiaro. Ma cosa?Perchè? Daniel continuava a chiedersi il perché di quella distruzione in quel luogo per lui tanto caro. Poi all’improvviso dal buio in fondo alla stanza si notò una fiammella leggerissima che si mise a volare in mezzo alla stanza. Daniel e Giovanni ne furono stupiti e continuavano a guardarla come incantati da quella piccola e debole luce. All’improvviso furono sconvolti dalla voce che arrivava proprio da quella fiammella. Quel piccolo fuoco sapeva parlare. Era un piccolo fuoco magico che comunicava con una voce che loro conoscevano benissimo. La riconobbero subito quella voce
potente ma allo stesso tempo rassicurante, era la voce del loro amato Rettore. “Daniel, Giovanni, seguite la fiamma, vi porterà nel luogo in cui tutto è cominciato.” Sia il re che Giovanni erano sorpresi ma senza alcun timore seguirono la fiammella che li condusse oltre la porticina di ferro, oltre il corridoio dei dipinti di tutti i rettori che avevano diretto quel collegio. Subito dopo quella galleria che faceva paura
perché era come se quei quadri prendessero vita e gli sguardi sospettosi di quei vecchi signori di altri tempi facevano davvero paura. Attraversarono il corridoio e si ritrovarono in una stanza che non era stata toccata dal fuoco. Era una stanza con pochi mobili, in realtà c’era solo una vecchia scrivania di legno scuro e sopra di essa un vecchio lume acceso. La fiammella si fermò proprio di fronte a quella scrivania. Loro si guardarono ma non riuscivano ancora a capire perché si trovassero lì. Ad un certo punto la fiammella si alzò nell’aria e così i due ragazzi poterono vedere chiaramente quella mappa che occupava tutta la parete. Era una mappa antichissima e indicava tutti i paesi del regno. La fiammella si alzò leggera nell’aria e planando vicino a quella mappa si fermò in un punto preciso illuminandolo con una luce più forte. Daniel e Giovanni lessero quel nome che indicava la fiamma e si guardarono spaventati, conoscevano bene quel luogo e non era un luogo tranquillo, un luogo di Pace. Poi ci fu di nuovo il buio. Subito dopo però la fiammella si riaccese. Nella stanza era entrato il vento gelido che portava un nome ben preciso, quel vento freddo si chiamava “guerra”. La fiammella allora si mise a girare di nuovo lungo tutto il perimetro della mappa per poi fermarsi in un altro punto ben preciso. Adesso indicava la terra del grano, una terra pacifica popolata da persone buone. Non misero molto a capire cosa stava succedendo. Le due terre che aveva indicato la fiamma erano state travolte dal vento che era entrato anche in quel momento in quella stanza in cui si trovavano anche loro. Guerra voleva una nuova casa in cui vivere e conquistare. Capirono tutto e di fretta andarono via da quel luogo ma prima avrebbero dovuto fare un’altra cosa. Controllare se le Porte della Pace erano ancora intatte. Arrivarono allora nel salone delle porte, erano cinque: Fratellanza, Bontà, Conoscenza, Giustizia, Pace. Una di quelle porte era stata distrutta e su quella porta c’era scritto PACE. I due ragazzi avevano già capito e quella porta distrutta ne era oramai la prova certa, la Pace era in pericolo e il mondo adesso bruciava nel fuoco della guerra. Lasciarono subito quella stanza. Lasciarono subito il collegio portando con loro il vecchio maggiordomo che intanto aveva ripreso le forze. Lo lasciarono nella prima casa dei contadini che incontrarono affinchè se ne prendessero cura e poi si stavano avviando in quella pericolosa avventura. Attraversavano luoghi totalmente distrutti e adesso sapevano benissimo che in quella devastazione c’era lo zampino di Marcus e Lamberto e dei loro crudelissimi seguaci. Passando dai boschi delle Terre di Nessuno riuscirono a sentire il vento gelido delle tre sorelle cattive, Distruzione, Carestia e Fame. Tutto era cambiato in quei luoghi e le tre sorelle malvagie adesso governavano anche con l’aiuto del loro fratello maggiore, Odio. Non c’era più traccia del mondo di prima, Libertà la più sacra di tutte le sorelle era stata scacciata da quei luoghi e vagava lontano da lì, persa forse per sempre. Daniel e Giovanni erano sconvolti da ciò che incontravano lungo il loro cammino, non c’era più il sole in cielo e la vegetazione era sparita, del tutto c’erano solo terre desertiche che avevano inghiottito tutto. Il mattino del decimo giorno di viaggio arrivarono nel luogo in cui tutto si sarebbe deciso, il destino del mondo intero era legato a quel luogo. Si appostarono dietro i Monti Silenziosi e da lì guardarono ciò che stava succedendo. Davanti ai loro occhi le armate feroci delle Terre del sottobosco Ombroso che da sempre avevano fatto un patto con Guerra erano posizionate ai confini della Terra D’Oltremare e lì erano ferme in attesa di un ordine che le avrebbe condotte alla distruzione di quel luogo. Se ciò fosse accaduto tutte le cinque sorelle più sacre sarebbero state uccise e al loro posto avrebbero governato le sorelle cattive. Daniel allora rivolgendosi a Giovanni disse: “Giovanni, non è tuo compito salvare questa terra e combattere con loro, mettiti in salvo e allontanati da qui. Fuggi!”. Giovanni al sentire quelle parole disse subito di no con la testa e avvicinandosi al suo re gli disse: “Tu sei il mio sovrano e e sei mio amico, io non intendo abbandonarti qui. La tua battaglia è la mia battaglia e insieme libereremo il mondo una volta per tutte dalla tirannia di questi uomini malvagi.” Il re commosso dalle parole di Giovanni lo strinse a sé ringraziandolo per quel coraggio e soprattutto per quella amicizia che gli stava dimostrando il suo giovane e valoroso cavaliere. Ma Daniel sapeva anche che non avrebbero mai potuto combattere quella guerra da soli, le forze nemiche erano numerose e avevano radunato un esercito immenso fatto da uomini malvagi e fortissimi. Cercò allora di capire come avrebbero potuto fare, come avrebbero potuto liberare quella terra dalla violenza del nemico. Avrebbero agito il mattino successivo ma già sapeva che in due avrebbero potuto fare poco o niente. La notte passò così. Alle prime luci dell’alba videro quello che stava succedendo in quelle terre e ai suoi abitanti e furono colpiti dal terrore.
“Non è possibile, tutto è perduto.” esclamò Daniel con gli occhi pieni di lacrime. Il re guardava sconvolto ciò che gli si stava presentando di fronte agli occhi. Avevano
distrutto tutto, case, palazzi, campi di grano. Non c’era rimasto quasi nulla e la cosa che più li sconvolse furono le tante persone che in quell’inferno avevano perso la vita. C’era Guerra in quel luogo che si accompagnava alle sue sorelle, Distruzione, Carestia e Fame.
Avevano invaso le terre di uomini liberi e li stava governando Odio, il più crudele dei fratelli. I due giovani valorosi arrivarono alle porte della città che erano stato distrutte anch’esse e anche la scritta che recava il nome di quel luogo non c’era più. Daniel la ricordava bene quella scritta fatta di spighe di grano d’oro. Adesso non c’era più. Non potevano avere la meglio su un esercito così numeroso, lo sapevano benissimo ma non potevano stare lì a guardare. Fu in quel momento mentre la mente di Daniel era occupata da tanti pensieri che si ripresentò di nuovo davanti a loro quella fiammella che li aveva aiutati nel collegio.
Adesso si muoveva nell’aria proprio davanti a loro e anche stavolta indicava una direzione. I due ragazzi stavolta capirono subito e seguirono la fiamma senza dire una parola. Quella fiamma così piccola li stava portando in un posto ben preciso.
Daniel rivolgendosi a Giovanni: “Seguiamola, sta cercando di indicarci la strada, dobbiamo fidarci di lei.”
Giovanni annuì con la testa e insieme al re seguì quella fiamma. Le strade erano deserte, non c’era più traccia di vita in quel luogo che fino a qualche settimana prima era piena di vita. Attraversarono un ponte di pietra quasi distrutto, poi delle viuzze strette, poi un altro ponte. Si fermarono in una grande piazza al cui centro c’era una colonna altissima e in cima a quella colonna c’era l’angelo guerriero che aveva sempre protetto quel luogo. Michele, quello era il suo nome scolpito con caratteri dorati sulla pietra. Quell’angelo stava lì in alto e immobile ad assistere a quella distruzione. Giovanni rivolgendosi a lui gli disse: “Dicci cosa dobbiamo fare, aiutaci! Mostraci la strada da seguire.” Ma quella statua del colore dell’oro non si mosse e non pronunciò nemmeno una parola. Era ferma lì, immobile. I due giovani non sapevano cosa fare e anche la fiammella era anch’essa sparita. Perché li aveva condotti lì, di fronte a quell’angelo?
Non riuscivano a capirne il motivo ma lì non potevano rimanere, li avrebbero visti i nemici e li avrebbero uccisi o nel migliore dei casi catturati e torturati. Allora, si voltarono e mentre si avviavano verso l’uscita di quella piazza sentirono un rumore. Dapprima molto leggero ma poi sempre più forte. Era simile al rumore di ali potentissime. Fu allora che travolti da una luce accecante guardarono di nuovo in direzione della statua dell’angelo. Furono sconvolti da ciò che videro, Michele, il guerriero alato stava volando sulle loro teste e adesso li ammoniva a non arrendersi, ad avere coraggio. Poi rivolgendosi a loro disse: “Seguite la fiamma della speranza, seguitela, vi condurrà nel luogo in cui tutto avrà fine. Non abbiate paura, presto finirà tutto e sarete di nuovo liberi.” I due ragazzi erano come immobilizzati, quella voce potente proveniente da quella figura li aveva atterriti ma anche aveva dato loro quel coraggio che iniziava a mancare. Poi di nuovo il guerriero: “Vi darò un dono, usatelo quando vi troverete di fronte al luogo che vi indicherà Speranza.” Fu a quel punto che cadde a terra una piuma dorata.
L’angelo guerriero disse loro di raccoglierla e di custodirla come il più prezioso dei tesori. Daniel e Giovanni raccolsero quella piuma e ringraziarono quella figura che sparì dissolta nell’aria per poi tornare sulla colonna, di nuovo immobile. Riapparse la fiammella. Li stava conducendo in un luogo ben preciso, il luogo di cui aveva parlato l’angelo. Arrivarono di fronte ad un grande portale di pietra. Si avvicinarono, al centro c’era una piccola fessura in oro sulla quale c’era scolpita una piuma. Fu allora che Daniel capì. Appoggiò la piuma che gli aveva dato Michele, l’angelo guerriero, proprio su quella piccola scultura e fu proprio in quel momento che il portale si aprì e una luce accecante invase tutto quel luogo. Daniel e Giovanni caddero a terra per la forza che si scatenò nello stesso momento in cui il portale fu aperto. La fiammella che li aveva accompagnati fino a quel momento cambiò e prese una forma umana. Di fronte a loro si presentò un’immagine che mai avrebbero dimenticato. In una luce bellissima c’erano le sorelle che avevano sempre governato il mondo nella maniera più giusta e corretta seminando il seme dell’amore. Le sorelle che erano state imprigionate in quel luogo da Odio e Guerra ringraziarono i due giovani valorosi. “Avete salvato il mondo che ora ha una nuova speranza. Potrà rinascere e vivere insieme a noi.” Poi si avvicinarono e posarono sulla testa di Daniel una corona fatta di spighe d’oro. A Giovanni fu regalato un mantello sul quale c’erano ricamati i simboli della pace e della giustizia.
Subito dopo le sorelle uscirono da quel luogo e con una luce che inondò ogni cosa si posarono di nuovo sul mondo e lo abbracciarono con il più grande dei doni, l’amore. Daniel e Giovanni avevano assistito a tutto e il loro cuore era colmo di emozione. Si allontanarono e attraversavano di nuovo quei luoghi che fino a qualche ora prima erano governati da Guerra la malvagia. Le persone erano ritornate alla loro vita normale. I bambini giocavano per strada, i mercanti vendevano i loro prodotti al mercato, i contadini lavoravano nei campi. Era tornata Pace a regnare nel mondo e con lei le sue sorelle. Mentre attraversavano le mura d’ingresso della città, notarono la scritta che c’era sul portale, stavolta era tornata a fiorire e si leggeva bene il nome. I caratteri erano disegnati con le spighe di grano che in quel luogo nascevano abbondanti, riuscirono a leggerlo bene quel nome illuminato dalla luce della pace. C’era scritta ”Ucraina” su quella porta.
Quella primavera Daniel e Giovanni l’avrebbero ricordata per tutta la vita. Fu la primavera della guerra ma anche e soprattutto della pace. Venne l’autunno, il Rettore De Villamar che era stato salvato dai due giovani coraggiosi era ritornato al suo posto ed era pronto ad accogliere nuovi giovani che con il tempo sarebbero diventati cavalieri saggi e coraggiosi. In quel luogo non si sarebbe mai insegnata la guerra ma l’arte bellissima della Pace.

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