CONCORSI DI SCRITTURA CREATIVA

CREAZIONE DI UN FUMETTO

NGINAMAU DAVID SIMBA


Quinta C Scuola Primaria  

Istituto Comprensivo "DON MILANI"

SAN PANCRAZIO SALENTINO (BR)


INSEGNANTE: ANNA MARIA MUCEDERO

CATEGORIA C

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LA   VITA  DI  RAUHL  ( MIO  NONNO), raccontata dal maestro Teo

 

Una  mattina   il  maestro Teo  arrivò più presto del solito, con  una  storia  in mente, da raccontare ai  propri alunni.

Quel giorno voleva parlare del razzismo, ma  volle farlo in un modo diverso  raccontando questa  storia….

Cominciò a raccontare così…

Tanti anni fa, precisamente negli anni settanta, conobbi un  bambino  dal  colore della pelle , diciamo …diverso, nero , nero ,nero….

Era alto circa  un  metro e mezzo, aveva gli  occhi  celesti, indossava una  maglietta a maniche lunghe tutta rovinata, un pantaloncino tutto sporco, non  aveva le scarpe, ma calzini bucati  perché in  casa famiglia lo trattavano maletutti, bambini ed educatrici.

Quel bambino era nella mia classe , ma i miei compagni non lo  accettarono  subito, soprattutto  per il  colore  della sua pelle!

Si  chiamava  Rauhl e i  suoi genitori erano  deceduti durante la guerra tra l’Angola e la Libia, infatti lui era angolano.

Dopo la morte dei suoi genitor, a tre anni,i fu  adottato, insieme  ai  suo fratello e alla sorella,  dalla zia Marie che lo accudì fino ai  suoi diciassette anni quando un giorno disse : “ Mamma Marie, io e Joseph ce ne vogliamo andare in Italia per studiare medicina…”

La zia , in lacrime, dovette salutarli e si dissero addio per l’ultima volta pensando che non si  sarebbero  mai  più visti.

Una volta usciti da casa Rauhl e Joseph si incamminaronoe dopo circa cinque taxi arrivarono a Bologna dove studiarono medicina, si  impegnarono tanto per specializzarsi.Rauhl , poi  cominciò anche   a giocare a calcio.

Dopo qualche  mese si innamorò di una ragazza italiana che studiava medicina come lui: era bionda , aveva i  capelli ricci, la pelle candida e  rosea , il  naso “a patata”.Si  misero insieme e  quando  si sposarono Rauhl

Disse al fratello” Io  vado  via, a Venezia, ci rivedremo, ti  voglio bene!”

Rauhl diventò allenatore di una squadra di  calcio , oltre che medico.

Io l’ho  incontrato dopo tanti anni in una pizzeria di Napoli dove si era stabilito con  Anna , sua moglie.

Ci abbracciammo e lui  mi raccontò  questa storia , mi disse che finalmente era  molto  felici, che  avevano avuto  due bellissimi bambini : Pier Daniel ed Eva.

Ragazzi , la  storia che vi ho  raccontato  mi  ha colpito  profondamente e vi  deve far capire che IL  RAZZISMO  NON  DOVREBBE  ESISTERE , perché quello  che  conta nella vita è  la volontà, l’impegno e il  rispetto, che rendono  tutti uguali , unici e irripetibili “pezzi” di  un mosaico immenso :l’umanità.


(DEDICATO  A  MIO  NONNO)