CONCORSI DI SCRITTURA CREATIVA
CREAZIONE DI UN FUMETTO
LA VITA DI RAUHL ( MIO NONNO), raccontata dal maestro Teo
Una mattina il maestro Teo arrivò più presto del solito, con una storia in mente, da raccontare ai propri alunni.
Quel giorno voleva parlare del razzismo, ma volle farlo in un modo diverso raccontando questa storia….
Cominciò a raccontare così…
Tanti anni fa, precisamente negli anni settanta, conobbi un bambino dal colore della pelle , diciamo …diverso, nero , nero ,nero….
Era alto circa un metro e mezzo, aveva gli occhi celesti, indossava una maglietta a maniche lunghe tutta rovinata, un pantaloncino tutto sporco, non aveva le scarpe, ma calzini bucati perché in casa famiglia lo trattavano maletutti, bambini ed educatrici.
Quel bambino era nella mia classe , ma i miei compagni non lo accettarono subito, soprattutto per il colore della sua pelle!
Si chiamava Rauhl e i suoi genitori erano deceduti durante la guerra tra l’Angola e la Libia, infatti lui era angolano.
Dopo la morte dei suoi genitor, a tre anni,i fu adottato, insieme ai suo fratello e alla sorella, dalla zia Marie che lo accudì fino ai suoi diciassette anni quando un giorno disse : “ Mamma Marie, io e Joseph ce ne vogliamo andare in Italia per studiare medicina…”
La zia , in lacrime, dovette salutarli e si dissero addio per l’ultima volta pensando che non si sarebbero mai più visti.
Una volta usciti da casa Rauhl e Joseph si incamminaronoe dopo circa cinque taxi arrivarono a Bologna dove studiarono medicina, si impegnarono tanto per specializzarsi.Rauhl , poi cominciò anche a giocare a calcio.
Dopo qualche mese si innamorò di una ragazza italiana che studiava medicina come lui: era bionda , aveva i capelli ricci, la pelle candida e rosea , il naso “a patata”.Si misero insieme e quando si sposarono Rauhl
Disse al fratello” Io vado via, a Venezia, ci rivedremo, ti voglio bene!”
Rauhl diventò allenatore di una squadra di calcio , oltre che medico.
Io l’ho incontrato dopo tanti anni in una pizzeria di Napoli dove si era stabilito con Anna , sua moglie.
Ci abbracciammo e lui mi raccontò questa storia , mi disse che finalmente era molto felici, che avevano avuto due bellissimi bambini : Pier Daniel ed Eva.
Ragazzi , la storia che vi ho raccontato mi ha colpito profondamente e vi deve far capire che IL RAZZISMO NON DOVREBBE ESISTERE , perché quello che conta nella vita è la volontà, l’impegno e il rispetto, che rendono tutti uguali , unici e irripetibili “pezzi” di un mosaico immenso :l’umanità.
(DEDICATO A MIO NONNO)