CONCORSI DI SCRITTURA CREATIVA

CREAZIONE DI UN FUMETTO

Francesca Picciano

Chiara maria Tramontano

Gabriele Pece


Terza E Scuola Primaria 

Istituto Comprensivo "IGINO PETRONE"

CAMPOBASSO (CB)



CATEGORIA C

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La storia di adamma


Al suono della campanella, come ogni mattina, i bambini della V D aspettavano in piedi e composti l’arrivo del loro maestro Teo. Ma quando il maestro entrò in classe gli alunni notarono che non era sorridente come al solito. Invece del bel sorriso che faceva ogni volta che entrava in classe, quel giorno sembrava preoccupato. Nessuno parlava, ma Michelino che era il più curioso gli chiese: “Maestro, perché sei giù? È successo qualcosa?”. Il maestro Teo rispose: “Ma no bambini, non è successo niente, solo che stamattina sul giornale ho letto una notizia che mi ha fatto diventare triste”. “Che notizia?” chiese Caterina. “Sono stati scoperti dei bambini che lavoravano in una fabbrica di mattoni. Sapete che nel mondo ancora oggi tanti bambini vengono sfruttati?”. I bambini si guardarono tra loro e Gennarino, disse: “Ma come fanno a far lavorare i bambini? Mio padre mi ha detto che non è possibile, che bisogna diventare grandi”. Il maestro con tanta pazienza spiegò che questo fatto non era poi così strano e che nel mondo tanti bambini vengono sfruttati e maltrattati fin da piccolissimi, invece di giocare, essere coccolati e andare a scuola.  

I bambini in coro dissero: “Maestro ma com’è possibile? Nessuno di noi o dei nostri fratellini o amici lavorano!” . Il maestro si sedette sulla scrivania e disse: “ Purtroppo ci sono posti nel mondo dove i bambini sono costretti a lavorare per sopravvivere e non possono fare quello che fate voi alla vostra età. Ora vi racconterò la storia di una bambina africana di nome Adamma, che significa figlia della bellezza, che è riuscita a riprendersi la  libertà”.

Nel 1954  in una fabbrica indiana c’era una bambina di 10 anni che si chiamava Adamma e che lavorava tutti i giorni per pochi spicci. La giornata di Adamma e di tutti gli altri, iniziava quando la moglie del capo li chiamava per fare colazione con gli avanzi della cena precedente. Dopo questa colazione, non proprio invitante, li faceva andare dentro la fabbrica per iniziare a filare i tappeti. Adamma era una bambina a cui piaceva stare all’aperto, ma lavorava, chiusa in quella fabbrica da quando aveva solo 6 anni e non si ricordava nemmeno com’erano fatti gli alberi perché non c’erano neanche le finestre per guardare fuori.  Un giorno decise che doveva scappare. Quella notte, quindi, uscì dalla stanza mentre tutti dormivano cercando di non farsi scoprire dalla padrona che soffriva di insonnia (passava la notte affacciata al balcone). Una volta fuori però, Adamma, decise di non scappare ma di andare ad avvisare la polizia a raccontare quello che succedeva nella fabbrica. Dopo aver parlato con la polizia, rientrò in fabbrica e si mise a dormire come se niente fosse. Il giorno dopo, mentre sistemavano i mattoni  in fila, i bambini sentirono bussare forte alla porta. Appena il padrone aprì la porta, la polizia ammanettò lui e la moglie. Adamma e tutti i bambini che lavoravano con lei, poterono andare finalmente a scuola dove impararono a leggere e a scrivere e finalmente, dopo tanto tempo cominciarono a giocare come non avevano mai fatto, sereni e spensierati. Il loro gioco preferito era far volare gli aquiloni, perché volavano liberi nel vento com’erano liberi anche loro”.