CONCORSI DI SCRITTURA CREATIVA
CREAZIONE DI UN FUMETTO
UN AMICO IN COMUNE... il mio finale!
Quel giorno entrai in sala comunale più eccitato che mai, sentivo il sangue ribollirmi nelle vene riprovando la stessa emozione di tanti anni prima. Ripensai alla campagna elettorale e al discorso precedentemente proposto per assicurarmi il voto: Buongiorno mi ripresento oggi difronte a voi come futuro sindaco di Roccatonda, riporterò allegria in questa città con vari giochi durante il mese, ritornerà il fine settimana del gusto e renderemo vivo, come una volta, questo fantastico paese. Poi insieme a Giovanni, il mio segretario comunale, abbiamo elaborato nuovi progetti per renderlo ancora più bello e siamo arrivati alla conclusione di costruire: un canile per tutti i cani che vengono abbandonati dai loro padroni sia fuori che dentro la città e alla trasformazione della palestra abbandonata in un edificio dove faremo volontariato per i senza tetto offrendogli loro cibo e un posto caldo per dormire. Una volta ripassata la campagna elettorale non vedevo l’ora di scoprire i voti. Giunta la sera, verso le sette e trenta, mi arrivò un messaggio sul telefono con la lista di tutti i canditati e i loro risultati, scritti nell’ultima pagina in fondo. Appena lessi il messaggio provai un misto di emozioni tra ansia, paura ed emozione e sentivo il cuore che mi batteva fortissimo nel petto. Non appena arrivai all’ultima pagina vidi, come ultimo nella lista, il mio nome scritto in grassetto con due corone poste alle due estremità, che simboleggiavano la mia vittoria. Dopo vari festeggiamenti con la mia fidanzata Camilla e i miei genitori andai a dormire, più stremato che mai ma più felice del solito. Verso le sei e trenta suonò la sveglia, come ogni abituale mattina, e andai subito da Giovanni, con il sorriso stampato sulle labbra. Una volta arrivato sotto casa sua dei giornalisti, fermi ad aspettare il mio arrivo, mi videro e iniziarono ad intervistarmi ponendomi mille domande, dalle più banali alle più complesse e insolite. Dopo aver risposto quasi a tutte citofonai a Giovanni, ormai pronto per scendere e impaziente di vedermi, per festeggiare nuovamente la mia seconda esperienza da sindaco. Appena salii a casa sua mi accolse, anche lui con un enorme sorriso incollato sul volto, con un bicchiere di spumante e un forte abbraccio. Da subito iniziammo a parlare del canile, pensando a dove e come collocarlo in città. Dopo circa un’ora di conversazione arrivammo alla conclusione che costruirlo in un posto raggiungibile e pratico a tutti, era la scelta migliore e quella più affidabile. Raggiunte le otto in punto, come un orologio svizzero, scesi da casa di Giovanni per dirigermi velocemente al comune, firmare gli ultimi documenti sul canile, finire di svolgere alcuni servizi e dirigermi immediatamente verso la casa di Camilla. Arrivato, ormai per ora di pranzo, mangiai frettolosamente perché subito dopo sarei dovuto recarmi in piazza Duomo per fare una comunicazione alle famiglie di Rocca Tonda. Verso le quattordici, quando finalmente arrivarono tutti, salii sul palco per comunicare l’importate decisione presa la mattina stessa. Dissi che il canile si sarebbe costruito, prima possibile, in Via Falegname 4, alla fine della strada principale, e che i giochi olimpici estivi sarebbero cominciati agli inizi di agosto, nel periodo più caldo e libero per i cittadini. E dopo quest’ultimo incontro con la mia città, la prima giornata da sindaco ufficiale di Rocca Tonda terminò, verso le undici, con un dolce e spensierato tè. La settimana subito dopo, iniziarono i primi lavori per il canile e in concomitanza quelli della struttura per i più bisognosi. Andava ormai tutto liscio, da non sembrare reale e la mia carriera da sindaco procedeva senza intoppi o preoccupazioni. Fino quando durante, un apparentemente normale lunedì mattina, mi arrivò un urgente chiamata dal comune che, se non fosse stato per il supporto del mio segretario, non sarei riuscito a gestire. Nella chiamata mi informarono di un enorme problema riscontrato durante la costruzione del canile, ovvero che il terreno sottostante al futuro edificio risultava troppo argilloso e difficile da gestire e ciò comprometteva la corretta costruzione del progetto, quindi, se non fosse stato risolto prima possibile, l’avrebbero dovuto eliminare. Non seppi come reagire, mi salirono le lacrime agli occhi che tentai, invano, di fermare portando la mente verso concetti e momenti felici e spensierati della mia carriera, ma più cercavo di svagarmi più il mio cervello ripensava alla chiamata appena riattaccata. Parlai per ore con Giovanni sperando si arrivare subito ad una soluzione accettabile e adatta al nostro problema, ma nulla sembrava andare bene. Non avremmo potuto spostarla a causa della scarsa disponibilità di terreni, non potevamo rendere il suolo più stabile a causa dei pochi fondi economici offerti dal comune e spostarlo fuori dalla città sarebbe stato troppo rischioso, poiché non tutti i cittadini avevano piena possibilità di spostarsi troppo lontano. Passarono giorni da quella chiamata ma la mia mente non riusciva a pensare ad altro, non riuscivo a trovare una giusta soluzione, passavo ore intere a fare ricerche su ricerche nella speranza di trovare almeno un piccolo indizio che mi ricollegasse ad una soluzione finale, ma nulla era adatto, non ero stato in grado di arrivare a niente, se non a un livello di stress e ansia da provocarmi l’insonnia. Almeno fino alla notte del 16 marzo, la notte più importante e memorabile della mia intera vita. Ero in comune, sempre alla ricerca di documenti e informazioni che mi avrebbero potuto aiutare, fin quando, irrompendo di corsa nella stanza in cui mi trovavo, arrivò Giovanni portandomi la notizia che salvò pienamente il mio progetto. Un uomo, ormai avanti con l’età, che possedeva un enorme villa molto vicino a Via Falegname 4, si era appena trasferito in un luogo lontano, più a Sud vicino al mare a alla sua, anch’essa avanti con l’età, nuova compagna, lasciando in possesso l’enorme casa al comune. Saltai dalla gioia, urlai come non avevo mai fatto prima, mi sembrò davvero di aver ricevuto un miracolo, uno di quelli grandi e unici che solo nei sogni e nei racconti possono prendere vita, abbracciai tutti i presenti, tutti quelli che mi avevano suppurato e quelli che mi avevano aiutato, ero così felice che niente in quel momento avrebbe potuto abbattermi. Usammo il terreno della villa per costruire il canile, ormai i lavori della casa per i bisognosi continuavano rigogliosi, e in poco tempo sbocciarono nella città di Rocca Tonda i due nuovi edifici. Ideammo altri progetti e strutture pubbliche, come un nuovo supermercato, più grande e fornito, aggiungemmo nuove fontane e abbellimenti per le piazze, nuove strisce pedonali per gli alunni e nuovi mezzi di trasporto, dunque si potrebbe dire che regalammo a Rocca Tonda nuova vita e speranza, non che prima non ce ne fosse abbastanza, ma rendemmo tutto ciò che ospitava in precedenza più speciale e sorprendente. La mia vita dopo quell’indesiderato incidente proseguì davvero di nuovo liscia come l’olio, gli anni da sindaco passarono veloci, ma non per questo non furono magici, sposai Camilla, invitando tutta la città a festeggiare in un enorme e felice cerimonia, adottai un cucciolo di cane dal canile e comprai finalmente casa nuova. Ed ora quasi tutti i giorni, dopo all’incirca venticinque anni, continuo ad ammirare e contemplare con occhi sempre più innamorati la mia città in tutte le sue forme e particolarità.