CONCORSI DI SCRITTURA CREATIVA

CREAZIONE DI UN FUMETTO

Achille Lutrario

Quarta A - Scuola Primaria "A.Lauri"

Sora (FR)


Insegnante Di Pede Maria Gabriella

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CATEGORIA E

IL NATALE DI GRANDENEVE


C’era una volta un paesino sulla montagna più alta di tutte che si chiamava Grandeneve.

Era molto piccolo aveva un castello dove viveva il Re Terenzio IV, una piccola chiesa, una grande scuola, qualche negozio, un centinaio di case ed era circondato da un enorme bosco.

A Grandeneve da sempre i bambini compravano i giocattoli dai Glicinicus che era il proprietario dell’unico negozio di giocattoli e da sempre Glicinicus rubava le letterine destinate a Babbo Natale che loro scrivevano. Aveva paura che non avrebbe piu’ venduto giocattoli se li avessero trovati sotto l’albero ogni Natale.

I bambini, piano piano, avevano prima smesso di credere nel Natale e poi se l’erano dimenticati del tutto.

In un giorno di sole dal paese della valle salì il giovane Tribuzio perché voleva tagliare un enorme albero di Natale da addobbare, arrivò fin sopra il bosco di Grandeneve  ma si accorse ben presto di essersi perso.

Preso dal panico cominciò a correre e si scontrò con due bambini Ping e Pong. Vedendoli chiese loro aiuto e li segui nel lungo percorso verso il castello del Re.

Ad attenderlo c’era proprio il Re con una fumante cioccolata calda che gli avrebbe fatto dimenticare il freddo gelo dell’inverno di Dicembre.

I due fecero subito amicizia e Tribuzio confessò al re che girava da solo nel bosco per tagliare un grande albero piantare nella grande piazza del paese e poterlo addobbare in modo che Babbo Natale avrebbe consegnato lì tutti i regali.  Il Re Terenzio non capiva di cosa stesse parlando e si fece spiegare per filo e per segno cosa succedeva la notte di Natale. Rimase molto affascinato dal racconto di Tribuzio e gli chiese di portarlo al villaggio di Babbo Natale. Fece preparare subito una slitta guidata da quatto cani e una bussola che indicava il Nord.

Glicinicus venne a sapere di questa spedizione e chiese a Scopa e Mano, i suoi aiutanti, di manomettere la bussola. Così fecero e scambiarono il Nord con il Sud. Terenzio e Tribuzio partirono ma ben presto si ritrovarono in una bellissima città di mare. I cani erano stanchi e affamati e trovarono rifugio in un teatro di burattini.  A capo dei burattini c’era Pulcinella che, trovandosi davanti la slitta e i cani, non ci pensò due volte e preparò da mangiare spaghetti e polpette per tutti. Una volta saziati Terenzio e Tribuzio chiesero di vedere una cartina e si accorsero del grande errore che avevano commesso. Spiegarono ai burattini che volevano arrivare da Babbo Natale per fargli conoscere anche il villaggio di Grandeneve.

 Pulcinella allora tutto sorridente gli spiegò che quello era un teatro magico e che tutto quello che fosse andato in scena sarebbe diventato realtà. Decisero così di recitare una commedia in cui tutti i bambini del paese scrivevano le letterine per Babbo Natale che il prode Re avrebbe consegnato direttamente al villaggio e salvandole dal mostro Glicinicus che voleva rubarle. Appena cominciarono i primi applausi del pubblico si ritrovarono come per magia davanti a Babbo Natale nella stanza dove gli elfi scartavano le letterine. Babbo Natale rimase stupefatto da tale apparizione, ma non si spaventò.

Si fece raccontare tutta la vicenda, del paese di Grandeneve, del cattivo Glicinicus e dei bambini che non conoscevano il Natale. Promise che avrebbe riportato la festa del Natale nel bellissimo villaggio consegnando quella stessa notte i regali. Chiese alla Befana di aiutarlo e lei subito acconsentì. Fece salire tutti sulla  slitta con le renne e la polverina della magia del Natale.

 In un batter d’occhio erano a Grandeneve  e atterrarono davanti al castello. La befana cosparse tutti gli abitanti di polverina magica così tutti ricominciarono a credere nel Natale. Fece apparire luci e festoni e alberi addobbati tranne nella casa e nel negozio di Glicinicus perché lui era stato cattivo e non lo meritava.

Dal quella notte tutti gli abitanti ricominciarono a festeggiare il Natale e Glicinicus chiese perdono a tutti, restituì le letterine e donò a tutti i bambini i regali che avevano chiesto e mai avuto.