CONCORSI DI SCRITTURA CREATIVA

CREAZIONE DI UN FUMETTO

Matilde Giorgio


Prima A  Scuola Secondaria di Primo Grado

Istituto Comprensivo "G.POCHETTINO"

Castellazzo Bormida (AL)


INSEGNANTE: ANDREE KUZNIAR

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CATEGORIA I

Passò un anno dalla cerimonia di investitura del Cavalier Daniel e la brutta vicenda che aveva vissuto il regno di Serafin II, oramai era solo un brutto ricordo. C’era tanta felicità al castello, si avvicinava il giorno delle nozze che avrebbero visto coronare il sogno d’amore tra il giovane Cavaliere e la bella principessa Camilla. Ma le insidie erano nascoste dietro l’angolo. Eludendo la sorveglianza Marcus riuscì a scappare dalla sua prigione lasciando un messaggio inquietante “ Tornerò e per voi sarà la fine.”



Questo è ciò che trovarono nella cella della prigione reale, quando una delle molteplici guardie andò a dare l’allarme. Il re era molto preoccupato per le sorti del regno, quindi decise di interrompere la cerimonia  e mise quindi tutti gli abitanti del regno in allerta:- E mi raccomando, non aprite a nessuno, se non per mio ordine, e io ordino di no!- Così si concluse il discorso del re, e sotto di lui una marea di persone si affrettò a tornare ognuno nelle proprie case. Poi il re convocò il Cavaliere Daniel e la principessa Camilla per avvertirli del pericolo. Il Cavaliere si propose subito di andare a indagare, a chiamare il suo direttore, i frati, il comandante più fidato del re… Insomma, Daniel era così agitato che cominciò a straparlare come se non ci fosse un domani. Allora Camilla gli diede un bacio, e Daniel tornò in sé. Si scusò subito con il re per essere andato nel panico, poi andò a chiamare su richiesta del re, tutti i frati. Una volta arrivati i frati, si rinchiusero in una stanzetta, e misero su diverse tattiche per sconfiggere questo cattivo una volta per tutte.  Quando uscirono da quella stanza era notte fonda, avevano tutti male alle gambe, ma Daniel si propose per fare il turno di guardia. Durante la notte non si sentì alcun rumore, ma la mattina dopo la sorpresa fu più grande che mai, e la scena insopportabile: tutte le guardie uccise e Daniel che si aggrappava ad un arazzo per tirarsi su, mentre tossiva sangue. Camilla, paralizzata da quella vista, andò a cercare aiuto, e svegliò tutti a palazzo. Il re chiamò il guaritore, ma nel mentre, solo Camilla si accorse che Daniel era svenuto. 

Quando quest’ultimo si risvegliò, si trovava disteso in camera di Camilla, a quanto pare la più vicina dove c’era un letto. Lentamente si mise a sedere, e si accorse che era solo. Una fitta lacerante gli colpì la mano sinistra. La tolse da sotto le coperte e con orrore si accorse che gliel'avevano mozzata. Lanciò un urlo, e nella stanza accorsero Mastro Leonardo, Claudio, Camilla e il dottore. Tutti lo guardavano con aria triste. Daniel si mise la mano in tasca e ne tirò fuori un foglietto giallo, stropicciato e sporco di sangue, e lo porse e chiunque aveva davanti, e quello fu il suo ultimo gesto, perché poi in preda agli spasmi di dolore, svenne.  Quando si svegliò, o meglio, venne svegliato, tutti correvano impauriti, c’era fuoco tutto intorno al suo letto, e non solo. C’era anche lui, Marcus. Nel fracasso, Daniel sentì Marcus dirgli :- Daniel, io avrò la mia vendetta. Presto il regno sarà mio- Poi scoppiò in una risata fragorosa.

Daniel si svegliò con la schiena madida di sudore, aveva il fiatone. “Era un sogno oppure era realtà? Sembrava così reale...” Immerso in questi pensieri, qualcuno bussò alla porta. -Avanti!-  Nella stanza entrò Camilla, seguita dal medico. -Daniel, tutto a posto? Hai urlato, e per di più siamo nel cuore della notte. Hai fatto un brutto sogno?- Gli chiese Camilla dolcemente. - Mi dispiace di avervi svegliato.  Signor medico, torni pure a dormire, io devo scambiare due parole con Camilla, se possibile.-

-Fate pure, piccioncini, di parlare non vi posso impedire, solo una cosa: non andare a dormire a letto troppo tardi! -  Detto questo, il medico uscì dalla stanza. Quando il medico uscì dalla stanza calò il silenzio assoluto. -Allora cosa è successo?- domandò Daniel a Camilla. Camilla gli raccontò che quando aveva fatto il turno di guardia, Marcus con uno dei suoi miscugli era riuscito ad entrare nella mente delle altre guardie, e aveva ordinato di ucciderla. Le raccontò che per fortuna le guardie lo avevano riconosciuto prima di ucciderlo, e che quando lo avevano trovato privo di sensi avevano fatto tutto il possibile per rianimarlo. - La prossima volta mi ricorderò di portarti a letto con me.- Daniel percepiva la sua preoccupazione, e doveva chiederlo, ma se voleva riuscire nel suo intento, doveva farlo nel modo più delicato possibile. -So cosa stai per chiedere. La mano l’hai persa per un colpo del generale, te l’ha tagliata, ma era sotto l’effetto del veleno. Ora dalla vergogna non esce più dalla sua casa. Ma stai tranquillo. Io ti voglio bene anche senza mano. Ma ora dormi. Domani ci aspetta una lunga giornata.- Camilla uscì dalla stanza, e Daniel rimane lì a riflettere su quanto detto. Poi si alzò dal letto, si vestì e andò a preparare la colazione con Fra Michele. Quando si alzarono anche gli altri, ci furono applausi e complimenti per Daniel, per non essersi arreso, per aver affrontato con coraggio quel momento di grande dolore, e, soprattutto, per aver recapitato il biglietto con le informazioni che Marcus gli aveva dato.

Finita la colazione andarono tutti in cappella a pregare, e per Daniel fu molto difficile giungere le mani, ma con qualche aiuto ci riuscì. Pregarono per il successo, la vittoria, il lieto fine, e anche dissero una breve preghiera per non avere nessun morto tra loro.

Pregarono l’uno per l’altro, per moltissimi istanti, e dopo la preghiera, andarono intorno al tavolo, e ricominciarono a discutere con davanti mappe e cartine, come ai vecchi tempi. Però tutti erano consapevoli di una cosa: i loro nemici sarebbero stati più agguerriti e più determinati, ma loro avevano un'arma segreta: loro avevano tutti i sudditi del regno, e questa volta erano con loro. Discutevano su eserciti, come avrebbero potuto attaccare, e… Daniel balzò sulla sedia e urlo:-Fermi! non abbiamo pensato a come far tornare in battaglia il comandante!- Fra Pasquale replicò:- Si sarà rinchiuso nella sua capanna a suonare l’arpa come Achille ritiratosi dalla battaglia!- Scoppiarono in una risata fragorosa. Poi però ritornarono seri. Dovevano a tutti i costi farlo tornare in battaglia. Decisero che Daniel sarebbe andato con Fra Aniello, il Priore, avrebbe perdonato i peccati al comandante, e poi gli avrebbe portato Daniel dentro per spiegarli il piano. La mattina si trasformò in pomeriggio, e dal Convento uscirono Daniel e il Priore, che dovevano attenersi al piano. Quando arrivarono, la moglie del comandante li accolse, con più entusiasmo della prima volta, perché, disse, suo marito si era veramente ritirato nella sua camera a confessare al Signore i suoi peccati. Il Priore, fece confessare il comandante, e una volta finita la confessione, fece entrare Daniel. Il comandante, prima ci restò male, poi a poco a poco, si sciolse, e cominciò a parlare con disinvoltura, come se quello che era successo, non fosse mai accaduto. Il comandante accetto, entusiasta della missione, ma furono meno entusiasti Daniel e Fra Aniello, quando Fra Pasquale, li venne a prendere, perché, o almeno così disse, la loro visita si era prolungata più del previsto. Infatti quando uscirono dall’accogliente casa  del comandante si era ormai fatto buio. Quando entrarono nella cappella, trovarono tutti svegli con le lanterne accese, un po’ arrabbiati per il ritardo, un po’ sollevati per sapere che i loro amici erano sani e salvi. Dopo aver detto un'ultima preghiera, andarono tutti a letto.  Il giorno seguente, misero al corrente il Priore e Daniel del piano trovato il giorno prima. E dopo aver apportato qualche modifica al piano, cominciarono a metterlo in atto.  Incaricarono il comandante di andare in ogni casa e di metterli al corrente del casino che avrebbero fatto il giorno seguente, il grande giorno. Il giorno della vittoria o della sconfitta. Il giorno della battaglia.

La città non ragionava.

C’erano fuoco e sangue ovunque.

Lei era sola, il pugnale nelle costole. che esalava l’ultimo respiro, senza che nessuno la sentisse.

E il suo ultimo pensiero corse a Daniel.

Camilla si svegliò di soprassalto. -Io non ho paura. Io non ho paura. Io non ho paura. Io non ho paura… Ma che sto dicendo? Io devo essere una ragazza forte! - E detto questo si riaddormentò.

Daniel indossò schinieri, corazza, calotta con sopra l’elmo e uscì dalla sua stanza pronto per la battaglia. Andò in silenzio nella cappella a pregare Lui che andasse tutto bene, poi si preparò la colazione e uscì dal Convento. Era l’alba. Si mise in guardia, e rammentò il giorno in cui lui e Camilla  avrebbero dovuto unire i loro destini, e vivere per sempre felici e contenti, proprio come il finale della fiaba che gli raccontava sempre la mamma. Una fitta di nostalgia lo colpì. Sentì poi lo scalpitio degli zoccoli e capì che era arrivato il momento di agire. Si guardò intorno ma non vide nulla. -Marcus, ti ordino di uscire dal tuo nascondiglio e di uscirne, dovunque tu sia. Vieni da me, e combatti da uomo a uomo, senza tranelli.- Dall’ombra ne uscì una figura a cavallo, seguita da tante altre. La più grande avanzò verso di lui e… Era il comandante!!! - Ti ho spaventato, eh?-  Replicò Daniel -  Sarà l’emozione della battaglia, anche se non c’è niente di cui emozionarsi.- Tra loro calò il silenzio assoluto. E la tensione aumentò.  Ad un certo punto, qualcuno suonò le trombe d’allarme, segno che l’esercito nemico si stava avvicinando. E allora anche loro cominciarono a correre verso il nemico. Salirono a cavallo, e con l’esercito alla calcagna superarono il bosco di ciliegi, per poi dirigersi all’interno del villaggio. Lì sarebbe stato decisamente più difficile per i nemici attaccarli, ma più facile per loro respingerli. Gli eserciti si avvicinavano sempre di più… e  BUM!!!! La battaglia iniziò. I frati e Camilla erano rimasti su al convento, da dove potevano seguire bene la battaglia, e anche pregare che andasse tutto bene. La battaglia era terribile, il villaggio, un campo di sangue, le capanne, mezze scassate. Marcus  conduceva il suo esercito con un meravigliosa maestria, cosi come Daniel e il Comandante. Daniel si faceva strada a colpi di spada, e anche il suo cavallo sembrava aver individuato il bersaglio: Marcus. Daniel era quasi riuscito ad arrivare al suo bersaglio, quando una freccia, molto probabilmente mal tirata, colpì il suo cavallo dritto al cuore. Il cavallo si accasciò a terra insanguinato, e Daniel con un agile balzo… cadde giù dal cavallo. Per fortuna non si fece niente, ma non era l’unico ad avere problemi con il destriero: infatti, anche Marcus era caduto, ma a differenza di Daniel, non riuscì a rimettersi in piedi. Si stringeva una mano sul petto, come se fosse stato colpito. Daniel si affrettò a raggiungerlo, ma rimase sempre in guardia. Un solo errore e sarebbe potuto morire. Daniel si avvicinò a Marcus. Una pozza di sangue si era formata alle sue ginocchia. Marcus alzò lo sguardo e vide Daniel. Gli disse di avvicinarsi a lui e cominciò a raccontargli la sua storia, la sua vera storia - Sai Daniel, io non sono mai stato stimato da mio padre. Mai. Lui continuò a dirmi che se non cominciavo a impegnarmi, non mi avrebbe più considerato. Era la mia unica possibilità. Così andai dal re e mi misi al servizio, e il re di fronte ad un giovane aspirante cavaliere vestito di stracci, si commosse,e mi pagò gli studi al collegio di San Giorgio. Io mi impegnai al massimo, ma quando tornai, era più o meno la stessa situazione che hai vissuto tu. Non c’era niente, la città era deserta. Io avrei dovuto avere un caloroso benvenuto, una festa, un banchetto, una donna. Ma non trovai  nessuna di quelle cose. Viaggiai in lungo e in largo, ma non trovai nessuno, solo polvere e sassi.

La città in cui io ero cresciuto era sparita e io mi trovavo solo in una valle sperduta. Un giorno, quando stavo morendo di fame, sentii in lontananza dei corni di guerra, mi arrampicai velocemente su un albero e vidi sotto di me il RE coni suoi sudditi che stavano abbandonando la città senza di me. Mi sentii tradito. Ero stato abbandonato per tanto tempo e adesso non c’era nessun ad accogliermi, ma addirittura scappavano.-

Daniel stava piangendo aveva vissuto più o meno ciò che aveva vissuto LUI, solo che lui lo aveva vissuto dieci volte peggio. Si sentiva affranto di averlo giudicato un assassino, mentre lui stava solo cercando il posto che gli spettava. - Mi dispiace davvero tanto - furono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Daniel. Marcus replicò - Non fa niente, non dovevo coinvolgerti, volevo solo , prima di morire, raccontare la mia vera storia a qualcuno e quel qualcuno sei TU. Però promettimi una cosa: regalami una degna sepoltura, una sepoltura da vero cavaliere.- Daniel, ancora sconvolto dalle sue parole, accettò. Appena Marcus lasciò la terra e andò nell'oltretomba, nella battaglia ebbe la meglio il battaglione di Daniel. E vinsero la battaglia. Il pomeriggio seguente, si passò alle sepolture. Per fortuna tutti constatarono che non c’era nessuna perdita molto importante da parte loro. Qualche arto mozzato, qualche ferita poco grave, ma come diceva fra Aniello “Se tu hai dalla tua parte il vero e unico creatore, vincerai anche le battaglie più dure.”

Quando venne il momento della sepoltura di Marcus, Daniel tenne un breve discorso, ma non accennò mai alla breve conversazione prima della morte di Marcus. - Ed è per questo che come cavaliere va onorato e perdonato, perché tutti hanno bisogno di una seconda opportunità!!!-

Tutti afferrarono al volo il concetto, e allora tutti lo perdonarono, e l’evento non fu dimenticato. Ma la vita doveva comunque continuare. Due settimane dopo, quando tutto si fu sistemato, si celebrarono le attesissime nozze di Daniel e Camilla. I due sposi si misero a governare come una vera coppia reale. E da allora, il regno fiorì in tutto il suo splendore.