INCONTRO CON L'AUTORE
#IOLEGGOTUSCRIVIIOSCRIVOTULEGGI
UN GIOVANE IN CARRIERA
Un giorno un ragazzo, nella città di Torino, mentre passeggiava sulla neve e palleggiava, incontrò un genio della pallavolo che gli disse “Sei in gamba!” e il ragazzo riconoscendolo fu troppo emozionato e così non riuscì a dire qualcosa e il genio continuò: “Come ti chiami?” e il ragazzo timidamente rispose: “Ludovico” poi però ad un certo punto il signore ricevette una chiamata e allora disse: “Scusa, Ludovico ma devo andare comunque ci rivedremo presto!" e il giovane intervenne: ”se mi posso permettere chi era?” Lui rispose: ”Mia moglie dice che devo subito andare a casa, sta litigando con un vicino; si chiama Tina Wilston” e Ludovico rimanendo di stucco disse: “Dice proprio quella Tina Wilston?!” e lui: “Sì perché?” ma il ragazzo imbarazzato gli disse di andare pure e che si era confuso. Quando il signore arrivò a casa trovò la moglie fare delle ricerche sul ragazzo che aveva appena conosciuto e confuso disse: “Come fai a conoscerlo?” e l’archeologo rispose: “Ehm…no, no niente di particolare l’ho conosciuto perché oggi sono venute delle classi al museo egizio e pensa che coincidenza, ho fatto proprio la guida alla loro classe!” e così il marito rispose: “ ah…ok!” La moglie comprese subito che il marito avrebbe puntato a farlo vincere il ragazzo appena conosciuto al concorso scolastico sportivo, naturalmente a pallavolo.
Lei invece avrebbe tanto desiderasse che il figlio Luca partecipasse al concorso geografico parallelo a quello sportivo che si svolgeva anch’esso a scuola.
Non si osava dirlo al marito che vedeva così entusiasta.
Però che gelosia!
IL PIRATA LUDOVICO E L'ASTRONAUTA TEO
C'era una volta un pirata molto cattivo, di nome Ludovico, che amava rubare i tesori. Un giorno, mentre stava passeggiando per un bosco, alla ricerca di una preda da cacciare per poi mangiarla a cena, trovo' una grande pietra che assomigliava molto a una lapide. Si avvicinò e vide che sotto terra, ai piedi della roccia,c'era un altro grosso masso, nascosto dalle foglie. Provo' a spostarlo, ma niente da fare.Allora provò a fare leva con la sua lancia per cacciare e riuscì a spostarlo un pochettino. Così riuscì a prenderlo e alzarlo. Quello che vide sotto lo sorprese, era un contenitore di argilla con all' interno una mappa che indicava la posizione di un tempio in mezzo a una foresta. Allora il pirata decise di andare lì per vedere se c'era un tesoro da rubare. Non era molto lontano da lì, perché avrebbe dovuto soltanto prendere una barca, attraversare un tratto di mare e sarebbe arrivato. Rubò una barca che si trovava al molo piu vicino e partì. Arrivo' alla sponda della foresta e si avvio' al suo interno, alla ricerca del tesoro.Dopo qualche ora vide una costruzione e le incontro. C'erco l' entrata e trovo' una scalinata che portava al centro del tempio. Non capiva dove andare, ma poi vide una leve e la tiro' giu. All' improvviso una botola si apri sotto di lui. Davanti a i suoi occhi vide un forziere che conteneva molti dubloni d' oro e anche un rarissimo pezzo di un materiale strano. Si trattava di un pezzo di materiale lunare. Lo aveva messo lì un astronauta di nome Teo tanti anni prima, dopo aver fatto un escursione spaziale e aveva preso un pezzetino con la piccozza che aveva deciso di costudire lì.
LA PALEONTOLOGA LUCIA
C'era una volta una paleontologa di nome Lucia, si trovava in una trattoria a pranzo con il suo fidato collega archeologo Tommaso, mentre lei leggeva il menù, lui stava lavorando a ciò che avrebbero fatto una volta tornati allo scavo. Arrivati, Lucia si diresse verso lo scavo del T-REX appena scoperto, Tommaso si rinchiuse nella sua tenda. A fine giornata, Lucia era felicissima perché era riuscita, con l'aiuto dei sui collaboratori, a liberare la testa di quel gigante da millenni di prigionia. Nel bel mezzo della notte si sentì un fracasso tremendo e un rumore di pneumatici assordante. La paleontologa uscì di corsa e vide l'inferno! Lo scavo era sparito, scomparso, non c'era più, la testa del T-REX era stata rubata. Lucia non dormì per tutta la notte e l'indomani mattina cercò, con l'appoggio dei suoi amici, di ridare un senso al lavoro dell'ultimo anno, quando il più giovane vide delle tracce di ruote sul terreno, con stupore chiamò sia la paleontologa che l'archeologo . Quando arrivarono e il giovane gliele mostrò Lucia era felicissima e Tommaso era visibilmente incupito. La ragazza corse alla prima jeep e partì in quarta sulle tracce dei ladri, dopo poco arrivò Tommy con alcuni aiutanti e tutto ciò che poteva servire. Passavano le ore e i chilometri, ma il panorama non cambiava, sempre bosco. Si era fatta sera ed era arrivato il momento di accamparsi. La notte era rumorosa ma comunque passò in fretta. Alle prime luci dell'alba si misero in viaggio e poco più avanti trovarono una baracca vecchia e malandata, non fu tanto il fatto che fosse in mezzo al bosco a destare il loro interesse quanto il fatto che parcheggiata davanti ci fosse una voluminosa Mercedes nera nuova di zecca. Si avvicinarono nonostante l'archeologo continuasse a dire di fare dietrofront. Quando bussarono non rispose nessuno, allora entrarono. Appena fecero un passo caddero e scivolarono su un scivolo che sembrava interminabile. Arrivati al fondo atterrarono su un materassino con davanti un porta. Quando l'aprirono ad aspettarli c'era un uomo alto, robusto con il viso pallido e una cicatrice sull'occhio. Davanti poco distante, in bella mostra, c'era il cranio sottratto. Inalberata, Lucia scattò in avanti per prenderlo ma qualcuno l'afferrò da dietro. L'uomo disse con voce maligna:-bel lavoro Tommy, ora abbiamo tutto ciò ci serviva.>>.
L'AUTISTA CATTIVO
La principessa Ludovica era nella sua torre che stava pranzando,invece il suo autista Luigi stava leggendo il giornale come tutti i giorni.
La principessa, appena finito di mangiare, volle andare dalla sarta quindi ordinò all’autista di accompagnarla lì perchè aveva la prova dell’abito per la festa della sua amica Francesca. Luigi alzò gli occhi verso la ragazza e le disse: “Tu non mi puoi costringere”e la ragazza per tutta risposta disse:”Si invece, è il tuo lavoro, vieni pagato per fare questo quindi, se non vuoi perdere il lavoro, ti conviene portarmi dove desidero!”
Svogliato l’autista si alzò, mise il giornale sul tavolino accanto alla sua poltrona, uscì e andò in macchina, aspettò la principessa finchè non la vide sbucare dal portone della sua torre.
La fece salire in macchina.“Vuole andare dalla sarta?” Le chiese dolcemente. Ludovica, stupita da tanto garbo e gentilezza, rispose: “Dalla sarta, grazie” . Ma non poteva immaginare che cosa tramava l’autista Luigi nella sua testa... qualcosa di terribile!
L’uomo la lasciò davanti al negozietto e disse: “Addio!!” E scappò con la macchina della principessa Ludovica. Lei, infuriata, chiamò la polizia e lo denunciò per il furto della sua macchina. Ormai era troppo lontano da Roccastrana per essere rintracciato allora, la polizia in accordo con la principessa Ludovica tese una trappola all’ autista: la principessa lo chiamò al telefono e gli propose di ridarle la sua macchina in cambio lei gli avrebbe dato una quantità enorme di sodi essendo ricca. Luigi cadde nella trappola, arrivò davanti alla torre della principessa, lui gli ridiede le chiavi della macchina e lei gli disse: “Grazie. Tieni, in questa borsa c’è il denaro che ti avevo promesso. Lui aprì la borsa ma al posto del denaro c’erano dei sassi. Non fece in tempo a dire nulla che la polizia uscì dal loro nascondiglio e lo ammanettarono: “Signore la dichiariamo in arresto per tentato furto di un’ automobile” . La principessa, prima che lui salisse sull’auto della polizia, gli disse: “Ah, giusto... sei licenziato!!” I poliziotti lo portarono in centrale dove lo rinchiusero in una cella da cui era impossibile evadere.
E VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI... TRANNE LUIGI !
IL PRINCIPE E L'ALIENO
Protagonista: Principe Ludovico
Ambientazione: torre del castello
Cosa fa nella storia: pranza
Antagonista: Alieno Tobò
Cosa fa L’antagonista: legge
Questa è la storia del Principe Ludovico, che vive in un castello in Valle d’Aosta. In una stanza della torre del castello, ha fatto costruire una finestra che gli permette di osservare lo splendido panorama della vallata. All’inizio in questa stanza trascorreva tanto tempo a leggere, sua grande passione, ma così non ne aveva per guardare fuori. Allora decide che era il posto ideale per gustare il pranzo. E un giorno mentre pranza, nel cielo osserva uno strano oggetto che si avvicina e poi si ferma proprio davanti alla finestra: dentro riesce a vedere un alieno, ha il corpo umano ma la testa a forma di uovo. Si guardano per dieci minuti, poi il Principe Ludovico lo invita a entrare e gli offre da mangiare. L’alieno parcheggia sulla torre e si presenta: si chiama Tobò e arriva da una galassia vicina, e sta cercando nuovi posti dove andare a vivere. Anche Tobò nota il paesaggio che la finestra offre e con una scusa chiede al Principe di potersi fermare al castello per alcuni giorni e di poter dormire in quella stanza. Ma Tobò si chiude nella stanza a leggere libri e non fa più entrare il Principe per alcune settimane. Il Principe Ludovico stanco della situazione ordina alle guardie di cacciarlo e così Tobò se ne andò via e non tornò più.
IL POMPIERE E LA GATTINA
C’era una volta un pompiere di nome Luca che viveva per proteggere la città di Tortona. Ogni giorno era chiamato in causa per salvare la vita di persone e animali.
Un giorno dovette cercare di salvare la vita a una gatta di una bella ragazzina di nome Teresa. L’animaletto era impigliato su un albero come succede nella maggior parte dei casi. Teresa voleva che lo tirasse giù con tenerezza.
Luca prese subito una scala e cercò di afferrare la gatta ma questa, intimorita, indietreggiò sul ramo e, perdendo l’equilibrio, cadde al suolo.
La gattina molto dolorante rimase a terra mentre Teresa, senza aspettare un attimo, aggredì subito Luca accusandolo di aver fatto del male al suo caro animaletto.
Luca tentò di spiegare a Teresa che il lavoro del pompiere è spesso difficile e comporta dei rischi non indifferenti; in questo caso non era semplice convincere un animale a scendere spontaneamente dall’albero. Infatti, molte volte nemmeno gli uomini ascoltano i consigli che vengono dati da chi svolge il suo mestiere.
Luca raccontava a Teresa che proprio quel giorno lì gli era capitato di dover convincere per ore e ore un tizio a non buttarsi giù dalla finestra di casa propria e, ciò malgrado, questo si era gettato nel vuoto. Per fortuna l’uomo era caduto sul gonfiabile posizionato dai suoi colleghi e così si era riusciti a salvarlo.
Luca diceva, in ogni caso, a Teresa che era inutile discutere per l’accaduto e che la prima cosa da fare era portare l’animaletto dal veterinario per vedere se avesse qualcosa di rotto. Si offerse, pertanto, di accompagnarla all’ambulatorio più vicino.
Teresa non accettò dicendo che sarebbe corsa subito dai suoi genitori che lo avrebbero sicuramente denunciato e che, comunque, non avrebbe accettato un passaggio da uno sconosciuto e così si allontanò tenendo in braccio la gattina.
Luca, molto triste, tornò a casa, dispiaciuto di aver deluso una giovane adolescente ma sapendo che queste situazioni sono ricorrenti nella sua vita quotidiana proprio per il lavoro che svolge. Il giorno dopo si informò sullo stato di salute della gattina che per fortuna se l’era cavata con la sola rottura della zampina destra.
Questa notizia lo rincuorò stimolandolo ad affrontare nuove avventure con il coraggio e la passione per questo lavoro che aveva sempre avuto.
LAVINIA
Lavinia è una ragazza di diciassette anni, con i capelli lunghi e biondi e gli occhi verde smeraldo. Ha la pelle abbronzata e molti muscoli. E’ magra e non è molto alta. Lei non è una ragazza come le altre,a lei non piace mettersi i tacchi e odia truccarsi. Fin da piccola, non ha mai fatto danza e non ha mai giocato con le bambole. NO,lei è un’ appassionata di motocross. Questa sua passione però, le costerà cara.
E’ un giorno di scuola qualunque, ma Lavinia non vede l’ora che finisca per andare a fare un tatuaggio con sua madre. Finalmente è suonata la campanella; sale sulla moto e parte. Quando è in moto si sente libera, come se nessuno potesse fermarla. Dopo dieci minuti è scesa dalla moto ed è sul marciapiede che aspetta sua mamma, che arriva poco dopo. Quando il tatuatore le chiede che tatuaggio vorrebbe fare, lei risponde che vuole una moto sul polso. La sceglie per due motivi: uno perché così si sente ancora più legata alla sua moto e l’altro perché vuole dimostrare che le ragazze possono fare le stesse cose che fanno i ragazzi. Finito di fare il tatuaggio torna a casa, si mette la tuta e parte per andare a una lezione di motocross.
Non è mai piaciuta al suo allenatore, Thomas, perchè è un uomo maschilista e pensa che le ragazze non possano fare cose da ragazzi, come,secondo lui, andare in moto. Lavinia e Thomas litigano continuamente lui le dice che deve andare più piano. Lavinia non si è mai arresa e ha sempre combattuto per farsi valere. Oggi il coach ha una notizia importante: tra poco ci sarà una gara e vuole che i suoi allievi la vincano. Lavinia esclama: non vedo l’ora! Il coach, sentendola, dice che lei non parteciperà perché sarebbe l’unica ragazza. Lavinia si arrabbia molto e gli domanda se nel regolamento c’è scritto che non può partecipare. Il coach, amaramente, le rispose che non c’è scritto e quindi Lavinia gli dice che parteciperà. Nell’allenamento di oggi, si impegna molto perché gli vuole dimostrare che può vincere.
Finalmente è il giorno della gara!!!
Lavinia ha riverniciato la moto di nero,con alcune fiamme azzurro flou. Il casco si abbina con la moto e con la tuta. Alla partenza ci sono diciannove ragazzi e una ragazza(lei) messi in fila. L’arbitro tira giù la bandierina e partono tutti!Al momento Lavinia è ottava,ma è solo il prima giro! Per vincere bisogna completarne sette. Durante le corse Lavinia riesce man mano a superare gli avversari. L’ultimo giro è pieno di grida di incoraggiamento dal pubblico ed è pieno di trambusto. Lavinia arriva alla pari con il primo ragazzo,che è il figlio del suo coach,e rimangono i primi per un po’,ma proprio quando è vicina alla vittoria,il ragazza accelera ancora di più e riesce a tagliare il traguardo e Lavinia, purtroppo, arriva seconda. Dopo che i giudici hanno dato le medaglie, Lavinia corre ad abbracciare sua madre,che le dice: Sono molto fiera di te,non scoraggiarti mai. Lavinia annuisce e corre dal figlio del coach. Si congratula con lui e gli dice che è stato molto bravo. Poi si dirige dal coach per dirgli che si è impegnata al massimo. Lui,invece di congratularsi con lei, le dice: Te l’avevo detto che non saresti mai arrivata da nessuna parte!Sei una ragazza e non vincerai mai!Lei non si arrabbia perché sa che il coach la pensa in un modo sbagliato. Non vede l’ora di partecipare alla prossima gara!!!
UN PINGUINO IN TRATTORIA
Il pinguino Luca durante un giorno di pioggia entrò affamato in trattoria per gustare il suo piatto preferito: l'aragosta in bellavista.
L' anatra Tina (detta Anatrina) intenta a lavare i vetri della trattoria si accorse che Luca al suo ingresso si scrollò ben bene, schizzando così le luccicanti finestre appena pulite. Infuriata, decise di vendicarsi: portò a Luca "l'aragosta in bella vista" ancora viva!
Appena il pinguino tentò di addentarla l' aragosta gli pizziccò il naso con le sue grosse chele.
Luca si fece molto male e uscì di corsa dalla trattoria dolorante e senza pagare e così Tina venne licenziata.
Tina era ancora più arrabbiata di prima e pensò ad un nuovo modo per vendicarsi di Luca.
Inizò a seguirlo per vedere dove andava e nel frattempo escogitava un piano per non averlo più fra i piedi.
Il pirata Luciano era nella sua tana segreta e stava preparando un panino, mentre il suo collega, il famoso archeologo Tullio stava leggendo una rivista storica.
A un certo punto Tullio chiama il pirata e gli dice che c’era un articolo sui pirati, allora Luciano prende la rivista e inizia a leggere ma rimane scioccato! Sulla rivista c’era scritto che i pirati erano rozzi e incivili e che rubavano tutto ciò che vedevano.
Allora il pirata disse a Tullio che tutte quelle cose erano bufale e che non erano vere, ma Tullio diceva che se erano scritte su quella rivista vuol dire che erano vere.
Allora il pirata iniziò a offendere l’archeologo dicendo che era così stupido da credere in quelle sciocchezze, ma Tullio si offese e i due iniziarono a offendersi fin quando per poco non passarono alle mani! Così l’archeologo arrabbiato fece le valigie e se ne andò dicendo che un giorno sarebbe riuscito a dimostrare a tutti che i pirati erano incivili e disonesti proprio come diceva la rivista.
LUXY E TARGO
Un piccolo pesce tutto giallo a strisce arancioni di nome Luxy si trovava nella sua tana a parlare con i genitori dell’emozione di ricominciare la scuola dopo le vacanze estive.
Lassù sulla cima della montagna in un piccolo nido, c’era Targo, un aquilotto dalle grandi ali intento a leggere un libro di avventure sul mondo marino.
Arrivato il primo giorno di scuola Luxy era emozionatissimo, desideroso di rivedere i compagni e le insegnanti che erano delle meduse dai colori brillanti.
Una mattina Luxy e la sua classe andarono in gita in superficie, fuori dal mondo a loro conosciuto e per questo erano un po' spaventati ed frastornati!!!!
La classe di Luxy si incontrò per caso con quella di Targo composta tutta da rapaci, tutti fecero amicizia tranne Targo, che prese di mira Luxy.
Lo prendeva in giro, gli faceva scherzi di cattivo gusto e lo derideva davanti a tutti e nessuno capiva il motivo.
Luxy gli disse più volte di smetterla, Targo lo guardò in silenzio per un paio di minuti e poi gli diede una risposta “NO! Non smetterò mai”.
Quando la gita finì Luxy tornò a casa, raccontò tutto ai genitori che riferirono l’accaduto alle maestre, che a loro volta lo riferirono alla preside della scuola di Targo (una grande e saggia aquila)
Questa lo volle punire e sopratutto volle dare una lezione di educazione civica al giovane rapace, con una sospensione per qualche giorno.
Quando la madre di Targo, Lara lo venne a sapere, accompagnò il figlio (sfidando la paura dell’acqua) a chiedere scusa a Luxy e alla sua famiglia. Vedendo la madre così decisa ed arrabbiata Targo capì di aver sbagliato, chiese scusa al piccolo pesce e i due diventarono AMICI PER LE SQUAME O PER LE PIUME!
OVERWORLD
Tanto tempo fa, sulle onde dell'oceano Indiano, navigava una modesta imbarcazione con a bordo una ciurma di pirati che tutti conoscevano con il nome di “I PIRATI FOLLI”, erano capitanati da Lorenzo, il più matto di tutti ma pareva anche il più curioso e intelligente.
Gli altri si chiamavano Ciccio il braccio destro del comandante, Pippo il cuoco di bordo, Pierino il più divertente e Gigio detto il poeta perché era solito scrivere e raccontare storie avventurose.
Tutti stanchi perché navigavano da mesi, decisero di toccare terra per qualche tempo e fu così che si diressero verso una grande isola per cercare un po' di riposo “IL MADAGASCAR”.
Attraccarono a Capo D'Ambra la punta più a nord dell'isola.
Non appena sistemarono la nave, tutti vollero andare subito a dormire per qualche ora per cercare di recuperare le ore di sonno perse durante la navigazione. Lorenzo invece aveva bisogno di bere e di mangiare qualcosa di buono e di diverso dai piatti preparati da Pippo a base per lo più di scatole di fagioli e pesce crudo.
Non dovette camminare molto perché subito vide un'insegna curiosa “LA TAVERNA DEL PENSIERO”, nome strano per una locanda ma, non appena varco' la soglia, capì subito il perché: le pareti erano tutte coperte da vecchi scaffali tarlati riempiti da moltissimi libri posizionati in orizzontale, verticale e obliquo in modo che occupassero ogni minimo angolo delle librerie. Dovevano essere anche molto vecchi perché oltre al profumo che arrivava dalla cucina si sentiva anche l'odore della carta intrisa dall'umidità.
Lorenzo fu particolarmente colpito, mai avrebbe pensato di trovare in una locanda, in un'isola dell'oceano Indiano una biblioteca tanto fornita.
Gli venne subito incontro una dolce fanciulla dai capelli lunghi e biondi, aveva gli occhi del colore del mare, gli chiese con fare gentile se voleva accomodarsi e mangiare qualcosa di caldo. Lorenzo gli rispose di sì e lo fece sedere ad un tavolo.
Dopo aver ordinato una zuppa di verdure con del pane fresco e un bicchiere di latte, gli chiese se poteva avere anche lui un libro da leggere, La fanciulla gli rispose che poteva sceglierlo e prenderlo direttamente dallo scaffale, erano libri messi a disposizione dei clienti.
Lorenzo si alzò dal tavolo e subito iniziò incuriosito a leggere i titoli, lo colpì in modo particolare uno“OVERWORLD” . Una persona vicina a lui di strano aspetto, gli consigliò di leggerlo, a suo parere gli sarebbe piaciuto e aperto la mente al futuro.
Lorenzo lo prese e ringraziandolo per il consiglio ritornò al suo tavolo, inizio a sfogliare e a leggere pagina dopo pagina, non riusciva a smettere nemmeno quando la ragazza gli porto il cibo, mangiava e leggeva, beveva e leggeva. Trascorse la serata nella locanda, doveva assolutamente arrivare alla fine del libro. Gli altri clienti iniziarono a rincasare, la locanda si stava svuotando ma lui continuava a leggere ininterrottamente. Ad un certo punto gli si avvicinò nuovamente la persona di prima e gli chiese se poteva sedersi al tavolo con lui. Lorenzo annuì e l'uomo si presentò: - piacere il mio nome è Teresio-, -molto lieto io sono Lorenzo- gli rispose il giovane pirata. -Vedo che il libro ti è piaciuto, ho notato che lo stai divorando, che cosa ti ha colpito in modo particolare?- gli chiese lo strano signore, Lorenzo rispose che la storia era avvincente, parlava di un mondo dove tutti volavano tra le stelle e le galassie, su strane navicelle, un mondo dove non esisteva odio e guerra ma solo divertimento e follia. Gli abitanti di questo mondo strano dovevano cercare di arrivare sulla terra per salvare le persone che si stavano perdendo. -Pensi che ti potrebbe piacere vivere in un mondo così diverso dal tuo?-gli chiese Teresio, Lorenzo rifletté un po' poi rispose:- sicuramente sì, sono troppo curioso e folle per rinunciare ad un mondo tanto affascinante e lontano dal mio, ma è solo un libro, lontano dalla realtà, ma mi basta che mi faccia volare con la fantasia e che mi faccia solo per qualche istante provare il brivido della galassia-. Teresio lo guardò intensamente e gli rispose:-domani fatti trovare davanti alla locanda, ti accompagnerò in un posto dove fantasia e realtà si fondono-. E si allontanò, ritornò al suo tavolo, ripose il libro che stava leggendo e se ne andò.
Lorenzo stupito rimase a pensare, poi riprese a leggere e arrivò alla fine del libro, raccontava di un ragazzo del pianeta Terra che viene contattato da un abitante della navicella per fare da tramite e salvare il pianeta
Ritornò alla nave ma non riuscì a chiudere occhio, andò sul ponte e iniziò a guardare le stelle, cercò di capire cosa voleva dire Teresio e perché lo aveva invitato ad andare davanti alla locanda il giorno dopo.
Arrivò la mattina, il pomeriggio e infine la sera, Lorenzo decise di andare all'appuntamento, era troppo curioso, non poteva rinunciare.
Davanti alla taverna c'era già Teresio ad attenderlo, subito imboccarono un sentiero che portava alla foresta, Lorenzo era un po' timoroso, si sa che in Madagascar vivono un sacco di animali non sempre troppo amichevoli. Si fece coraggio e camminò per diversi km al fianco di Teresio che rimaneva in silenzio.
Ad un certo punto intravide una luce soffusa che diventava sempre più abbagliante man mano che si avvicinavano, non credette ai suoi occhi, non aveva mai visto nulla di simile, era un'enorme nave sospesa da terra. Si apri un grosso sportello e Teresio lo invitò ad entrare. Lorenzo anche se timorose e con il cuore in gola non se lo fece ripetere due volte, cammino verso lo sportello come ipnotizzato, non riusciva a parlare ma la curiosità era troppa, doveva sapere, doveva capire. Non appena dentro lo sportello si chiuse alle sue spalle e Teresio si tolse il grande mantello che lo avvolgeva, Lorenzo capì tutto, Teresio era l'alieno amico che aveva letto nel libro, insieme avrebbero salvato la Terra.
Teresio raccontò a Lorenzo il piano per salvare la Terra ma qualcosa non tornava, Lorenzo aveva la sensazione che l'alieno non fosse propriamente sincero. Il piano prevedeva che un grande numero di Alieni sarebbe dovuto giungere sul nostro pianeta e convincere gli abitanti a sottomettersi al volere dei nuovi amici, senza avere paura, li avrebbero condotti sulla giusta strada, con a capo Lorenzo il quale avrebbe dovuto convincerli e accompagnarli.
Il giovane pirata prese tempo, voleva riflettere, rispose che si sarebbero rivisti il giorno dopo sempre allo stesso posto.
Tornò alla nave e racconto tutto alla sua ciurma che subito ebbe la sua stessa sensazione, sembrava anche a loro solo un modo per impossessarsi della Terra senza nessuna ribellione.
Il giorno dopo Lorenzo si recò all'appuntamento ma questa volta non era da solo, oltre al suo equipaggio c'era anche Thomas il capo della polizia locale che dopo aver ascoltato la strana storia di Lorenzo decise di presenziare all'appuntamento con i suoi uomini.
Quando Teresio li vide arrivare, capì subito che le cose non stavano andando come progettato, avvisò i suoi compagni alieni di preparare la navicella alla partenza, il piano era fallito.
LA PROFESSORESSA E L'ASTRONAUTA
Lisa è una professoressa di scienze, è gentile ed educata con i suoi alunni. Insegna all’istituto Atomo del Nevada.
Ha i capelli castano chiari è bassa ed è molto magra, ma il suo sorriso illumina la stanza ma lei è di origini italiana ma da anni lavora in America.
Era una mattinata molto tranquilla e serena all’istituto Atomo e la professoressa non vedeva l’ora che fosse finita la sua giornata di lavoro, per andare nella sua trattoria preferita.
La professoressa concluse le sue lezioni e si avviò alla trattoria italo americana di nome Avocado Tavern.
Come al suo solito, la professoressa ordinava le sue tagliatelle fresche fatte in casa al pomodoro e al basilico e ordinava anche delle uova ripiene di avocado con del bacon. Così iniziò a mangiare si alzò per andare in bagno e nel corridoio della trattoria vide un ragazzo giovane che aveva un viso molto famigliare così lo fermò e lo salutò e anche al ragazzo gli sembrava di conoscerla però lui non rispose. La professoressa era un po’ dubbiosa’ non riusciva a ricordarsi chi fosse quel ragazzo che gli sembrava di conoscerlo da tanti anni.
Così il giorno andò in trattoria e rivide il ragazzo così si mise a parlare con lui mentre reggeva il menù in mano così lui molto sorpreso cominciò a dirgli che lui era Teseo, e la professoressa si ricordò che lui era un suo vecchio alunno.
E lei pensò che lui era l’alunno che voleva fare l’astronauta e che era quello che non voleva impegnarsi facendosi riprendere molto spesso da Lisa. Lui con aria di superiorità, gli disse che ormai aveva la laurea e che ormai era un astronauta e gli disse che lei era incompetente del suo lavoro. Così la professoressa molto sconvolta dalla maleducazione del suo ex alunno tornò a casa. Ma nel mentre il suo ex alunno Teseo non si risparmiò un secondo di tempo senza pensare ad altro di aver incontrato la sua professoressa che tanto odiava.
Ed erano anni che cercava di vendicarsi ma purtroppo senza successo così gli venne la brillante idea di rapirla e di portarla sulla luna e di abbandonarla lì per sempre. Il giorno dopo seguì Lisa aspettò che entrasse in casa sua, e aspettò il momento giusto per prenderla e metterla in un sacco per portarla nell’astronave. Riuscì a prenderla di sorpreso e la porto nella sua navicella, mentre la professoressa disperata per non far compiere questo gesto ingiusto lui se ne fregò.
Così gli lasciò delle scorte di ossigeno e degli oggetti per vivere la lasciò e se ne andò ridendo. La professoressa disperata perché non sapeva come potrebbe tornare sulla Terra, ma notò che c’erano gli attrezzi giusti nel kit per degli esperimenti scientifici. Non perse tempo e cominciò subito, però dopo tante ore di lavoro decise di fermarsi e vide un fiume con dell’acqua non contaminata e lì vicino scoprì degli esseri molto strani come degli alieni. Che decisero di ospitarla, e di fargli scoprire ed imparare cose che loro non sapevano.
Da quel giorno la professoressa vive sulla luna e invece di insegnare ai suoi alunni dell’istituto, lo faceva con gli alieni e riuscirono a vivere in pace e in armonia tra di loro.
LA STORIA DI UN SOGNO
C’era una volta un ragazzo di nome Marco a cui piaceva molto ballare perché quando ballava si sentiva leggero come una piuma e si tranquillizzava molto. Ma suo padre, che si chiamava Carlo, non voleva che lui ballasse perché preferiva che facesse il professore.
Un giorno in preda alla rabbia Carlo fece inciampare Marco che si ruppe una gamba e così fu costretto a smettere di ballare.
Ma non per questo il ragazzo rinunciò al suo sogno.
I giorni in cui Marco aveva la gamba rotta sembravano non finire mai. A poco a poco cadde in depressione così il padre capì quale era veramente il sogno di Marco e fecero un accordo: Marco sarebbe diventato un professore di ballo.
IL RATTO MARIO
Nella laguna di Venezia viveva un ratto di nome Mario, molto piccolo, con due grandi occhi bianchi, denti roditori e la sua grandissima pancia che lo rendeva davvero cicciottello.
Un giorno il ratto, come spesso faceva per dimagrire, andò a fare una piccola passeggiata sui ponti della città, in cerca di cibo.
Stava camminando baldanzoso sui marciapiedi con aria un po' goffa, quando ad un tratto, si schiantò a terra: aveva accidentalmente battuto il piede in un bastone lasciato a terra nel marciapiede.
Purtroppo i suoi occhi bianchi non funzionavano bene e gli capitava spesso di inciampare.
Così nel rotolare, quel giorno, aveva battuto più volte la testa fino a cadere nella laguna.
Nel mare intanto stava nuotando un pesce che aveva assistito a tutta la scena e penso:” Sarà cieco questo topo? Come ha fatto a non vedere quel bastone!!! Ma, ma ora stava annegando!!!”
Quindi cominciò a nuotare per avvicinarsi ad aiutarlo.
Lo fece appoggiare sul suo dorso squamoso in modo da tenerlo a galla e intanto, nuotando faticosamente, lo riportò a riva.
Il ratto con voce affannata ringraziò il pesce e gli chiese come si chiamasse e lui rispose: “Christian” poi aggiunse: “Ora vai subito a chiamare un dottore, io non posso uscire dall’acqua altrimenti morirei!”.
Proprio in quel momento stava passando di lì Cane, il dottore della laguna.
Così chiese al ratto cosa fosse successo, ma mentre stava per rispondere, il topo svenne.
Allora il pesce, che era rimasto nelle vicinanze, intervenne: “Io so cosa è successo: stava camminando nella laguna quando ha battuto il piede nell'unico bastone lasciato a terra nella città, nell' urto è scivolato in acqua… mi è sembrato come se fosse cieco!
Il Dott. Cane lo prese subito con sé e lo portò all'ospedale per controllare bene come stava.
Decise di operarlo agli occhi.
Dopo l’operazione Mario continuò a dormire per tre giorni poi finalmente si risvegliò
Come aprì gli occhi si accorse che qualcosa era cambiato: ci vedeva di nuovo.
Il ratto non finì mai di ringraziare dottor Cane e il pesce.
Era successa una cosa bellissima, aveva ritrovato la vista e aveva trovato un amico: Christian.
Ora tutti i giorni poteva fare passeggiate senza sbattere da nessuna parte ed andare in sicurezza a trovare il suo amico pesce.
LA COLLANA MAGICA
Erano rimasti settemila abitanti nel paese di Fior in Fiorello quando una persona scese dalle scale di un grigio palazzo.
Si chiamava Carlo e pensava tra sé: “Devono essere morte persone…parecchie, c’è un gran deserto stamattina!”
Il giorno dopo ne restavano solo cinquemila e il giorno dopo ancora, quando Carlo si affacciò dalla finestra, non vide nessuno. “Eppure di solito c’era un bel po’ di gente fuori la mattina!”pensò tra sé e sé.
Allora si preparò e andò a fare una nuova passeggiata per vedere cosa potesse essere successo.
Ovunque il deserto, di persone non c’era traccia, l’unico essere vivente presente in quel paese era un rospo che faceva il bagno in una laguna.
Carlo notò qualcosa di particolare: sul suo petto era in bella mostra una collana sulla quale c’era disegnata una croce rossa. Carlo aveva già visto quel ciondolo e capì che doveva in qualche modo essere responsabile dell’accaduto. Allora si mise subito a nuotare come se fosse un nuotare esperto poi però il rospo gli aveva proposto una chiacchierata e Carlo accettò. Il rospo disse che era famoso e si presentò dicendo che si chiamava Marco .
All’improvviso, Carlo capì: afferrò il rospo gli strappò con forza la sua collana e la frantumò in mille pezzi.
Come per magia tutti gli abitanti tornarono in vita, ed il rospo fu costretto a scappare.
LA PAZIENZA DI MARA
C'era una volta una rana di nome Mara.
Era un po’ vecchia e molto saggia.
Viveva sulle rive di un laghetto vicino ad un bosco, ogni giorno amava bagnarsi e stare distesa a prendere il sole.
Un giorno, mentre si stava per tuffare, arrivò un giovane pesce maleducato, lungo pochi centimetri e molto veloce che iniziò a nuotarle intorno per prenderla in giro e a darle noia, ma Mara l’ignorò: fece il suo solito bagno e poi si stese al sole tranquilla.
Il giorno dopo Mara tornò di nuovo al lago per fare il bagno e trovò Carlo che la stava aspettando.
Appena si tuffò, il pesce iniziò di nuovo a darle fastidio, ma anche questa volta lei continuò tranquillamente a nuotare.
Carlo allora strizzò gli occhi, sbarrò i denti e drizzò le squame fino a che gli uscirono grosse bolle d’acqua dal naso: era veramente infuriato.
Per diversi giorni il pesce continuò a infastidirla ma con scarsi risultati.
Un giorno, come al solito, Carlo cercava di raggiungere Mara per infastidirla. Era così preso dai suoi dispetti che non vide la rete di un pescatore e ci rimase intrappolato, il suo incubo peggiore era vicino: sarebbe diventato un sushi prelibato o peggio ancora fritto nell’olio bollente.
Visto che era saggia, Mara si accorse subito che Carlo non la stava più inseguendo e capì che poteva essere rimasto intrappolato nella rete: rapida come un fulmine tornò indietro per vedere cosa gli fosse successo.
Trovò Carlo intrappolato e impaurito che , quando la vide, la implorò di aiutarlo a liberarsi giurandole che non le avrebbe dato più noia.
Mara non se lo fece dire due volte e lo aiutò .
Da quel giorno Carlo e Mara ogni pomeriggio si trovavano al fiume, facevano il bagno insieme e giocavano a rincorrersi.
LA RANA FURBA
Era un giorno d’estate e le temperature erano veramente molto alte.
In giro non c'era nessuno perché tutti cercavano di ripararsi all’ombra di qualche pianta.
Una rana di nome Merlina decise di andare al lago per bagnarsi:
Voleva rifrescarsi la pelle in quella giornata soffocante.
Arrivata al lago, la rana si tuffò da un grosso sasso, come se fosse un trampolino.
Un pesce di nome Cocco, vide la rana che nuotava e saltava schizzando l’acqua.
Questo lo innervosiva proprio, tanto che lui avrebbe voluto sotterrarla.
Il pesce nuotò verso la riva e chiamò un suo amico serpente per far scappare la rana, in modo che lui potesse riposare in tranquillità.
Il serpente accettò di buon grado anche perché aveva molta fame e adorava le rane crude, quindi, pian piano, si avvicinò alla rana con la scusa di essersi perso.
Merlina gli chiese dove stesse andando e il serpente gli rispose che andava da un suo amico.
La rana però notò lo sguardo famelico e quando il serpente gli si lanciò addosso spalancando la bocca, la rana, prese un bastoncino e glielo incastrò fra il palato, in modo che non potesse mangiarla.
La rana così si salvò e continuò a fare il bagno felice e contento.
Il pesce rimase ingannato come il serpente.
La rospa Marta
Nel bel mezzo di un paesello, c’è un piccolo, celeste e profondo laghetto. Questa pozza d’ acqua sembra priva di vita ma in realtà non lo è. Sul fondo dell’acqua vive una rospa di nome Marta: è tutta verde compreso gli occhi, è l’esemplare più grande della sua specie e riesce a saltare più di dieci metri d’ altezza.
Ogni giorno, mentre Marta si bagna nel suo laghetto, arrivano un gruppo di amiche papere: nove di loro sono maschi e nove invece sono femmine.
Oggi il gruppo dei maschi propone di giocare a pallanuoto. Tirano fuori un pallone di nome Cico e suddividono le squadre: Marta, Agnese, Irene, Elisa, Nicole, Martina, Carlotta, Carolina e Noemi nel primo mentre nell’altro ci sono Pietro, Tommaso, Massimo, Mario, Luca, Gianluca, Giacomino, Gabriele e Giovanni; infine Kety decide di fare l’arbitro.
Ha inizio la partita, Marta e Tommaso sono i portieri; Cico inizia a nuotare da una parte all’ altra del laghetto, ma ad ogni tiro va verso la porta di Marta, anche se lei con i suoi super salti evita di farsi fare goal.
Cico è un maschilista e ne prova di tutti i colori per far perdere la squadra di Marta: ad ogni tiro fatto dai maschi, fa delle strane traiettorie si innalza altissimo nel cielo per ricadere a tutta velocità verso la porta, ma nulla di fatto. Da qui gli viene l’idea di far sprofondare Marta nel fondo del laghetto in modo che nessuno la possa né vedere, né sentire. A quel punto parte all’azione. Nell’ ultimo tiro di Gianluca, Cico cambia la sua traiettoria e si dirige a tutta velocità verso la rospa, le dà una spinta e Marta comincia a cadere verso il basso. Le sue amiche, rimaste sconcertate, vanno subito in soccorso di Marta, mentre i maschi decidono di far scoppiare la palla perché non si deve mai più permettere di aggredire nessuno.
La rospa, poco dopo, si riprende e ringrazia gli amici per averla salvata.
La Scuola di Ballo
Mirko amava la danza, fin da piccolo aveva sempre visto i suoi genitori che facevano piroette e lui le adorava.
In una giornata d’estate si stava mettendo le calzine da ballo ai suoi piedini verdi e squamosi, quando da dietro una voce spaventata gli esclamò: "Mirko vieni subito qua, quel prepotente di Ciro il papero e i suoi amici hanno rotto tutte le barchette e le sdraio.”
Si affrettò immediatamente trovò tutto distrutto, allora sbottò: “ Adesso sono stufo è già la terza volta che distruggono la nostra spiaggia dove noi balliamo, quindi andrò di persona a parlargli.”
Mirko si tolse le calze e si mise le scarpe, uscì dalla scuola costruita sopra una ninfea rosa come il tramonto della sera e saltellò verso la tana di Ciro.
Appena arrivato il papero prima si nascose, poi uscì baldanzoso e gli parlò sogghignando: “Piccolo ranocchio ti è piaciuto il regalo ehhh”
Mirko scosse la testa sconsolato, poi sollevò lo sguardo che puntò dritto sugli occhi di Ciro: “Ora te la faccio io una domanda: volete tu e i tuoi amici paperi unirvi a noi rane nella scuola di ballo?”
Il papero lo guardò dall’ alto al basso con una smorfia di disprezzo e senza dire una parola, chiuse la porta davanti al volto sconvolto e allo stesso tempo sorpreso di MirKo.
Dopo un po’ di tempo la porta si riaprì e Ciro rispose: “Sì, ma solo per questa sera”.
Così il ranocchio tornò alla scuola e riferì tutto alla sua amica.
Nel tardo pomeriggio arrivarono anche i paperi capeggiati da Ciro e iniziarono a ballare come matti e a scatenarsi nella coloratissima pista da ballo, e da quella sera i paperi si unirono alle rane e insieme ballando formavano una coreografia spettacolare.
Doveva essere una giornata come tutte le altre...
Sulle rive di un lago viveva la rana Michela che ogni giorno faceva lunghe passeggiate.
Un giorno mentre stava bevendo l’acqua del lago, vide riflessa dietro di sé una sagoma.
Si distinguevano bene un lungo becco a punta, una grande testa, rotonda e un’inconfondibile cresta: era il picchio Carlo.
Immediatamente ebbe un fremito: il picchio Carlo era l’uccello più pericoloso della zona.
Non fece in tempo a girarsi perché il picchio l’aveva già arraffata per nasconderla dietro ad un cespuglio.
Qui la colpì con il becco fortemente sulla testa e poi la gettò nel lago.
Un cane che passava di lì vide tutta la scena, così corse immediatamente a ringhiare e abbaiare contro il malvagio uccello.
Intanto però la rana, ormai stordita, veniva trasportata sempre più al largo dalle acque fino a che si risvegliò sulla riva opposta del lago.
“Cosa era successo? Perché si trovava lì?”
Michela non ricordava niente e proprio in quel momento sentì una morbida carezza: era la lingua del cane.
“E tu chi sei?” chiese lei.
“Ti ho vista in pericolo allora ti ho portata in salvo” rispose lui.
“Ma cosa mi è successo?” domandò Michela.
“Il terribile picchio Carlo ti aveva nascosto dietro un cespuglio poi ti ha gettata nel lago e visto che stavi affogando mi sono tuffato per salvarti” spiegò Jack il cane.
Michela lo ringraziò molto per averla salvata e da quel momento non si separarono più.
RANA MARIO
Una volta nel centro di Livorno c’era una fontana dove c’era una rana che si chiamava Mario e amava ballare sulle foglie delle ninfee. Però c’era un pinguino di nome Crack che nuotava vicino a lei per darle fastidio e le beccava le foglie.
Lei voleva trasferirsi, ma quel laghetto le piaceva proprio, quindi decise di Parlare con Crack: “ Per favore, lascia in pace le mie foglie, così posso ballarci sopra” Crack fece finta di niente e continuò a beccare.
La rana Mario allora si fece costruire da un amico fabbro una foglia di ferro e la dispose in mezzo al laghetto, appoggiata sopra un sasso.
Il pinguino la beccò e si fece male al becco, così capì che doveva lasciare stare le foglie e la rana potè continuare a ballare in santa pace.
Il padre perduto
C'era una rana di nome Marta, viveva in un lago limpido a est delle montagne; i raggi del sole che riflettevano su di esso mostravano la maestosità e la straordinaria bellezza della rana. Nel lago viveva con lei il suo migliore amico di nome Bistard.
Era simpatico, divertente e alla rana metteva molta allegria; passavano le intere giornate nell’ acqua del lago, si bagnavano e si schizzavano. Le ore sembravano secondi e le risate venivano sentite perfino dai pesci in lontananza.
Nelle vicinanze del lago, c'era molta vegetazione dagli alberi RE ai pini, era tutto perfetto. Tutto era in armonia, sembrava di essere in paradiso. Un giorno Bistard non si vide arrivare, Marta si preoccupò e il suo cuoricino cominciò a battere così forte che non voleva smettere. “Bistard, Bistard dove sei? "gridò Marta preoccupata.
L’ eco della sua voce si sentì fino all’ altro lato del lago, ma niente: nessuno rispose e cominciò a piangere.
Ad un tratto sentì un rumore, un fruscio, uno “scricchiolio”, girò lo sguardo, ma era solo un'uccellino. Fu allora che perse le speranze, ma proprio in quel momento sentì una voce familiare. Bistard spuntò dai cespugli con un gran fiatone e urlava: “Marta, Marta ho una notizia straordinaria: tuo padre non è morto è soltanto nell’altra sponda del lago!”
“Non ci posso credere, mi stai facendo uno scherzo, Bistard non scherzare su queste cose, lo sai quanto ho sofferto per la perdita di mio padre” sottolineò Marta facendosi triste. Bistard allora raccontò: “Un anno fa, quando ci fu un forte temporale, le onde del lago trasportarono tuo padre nell’altra parte dell’isola. Tutti noi pensavamo che fosse morto, ma, oggi ho avuto la prova che è vivo. Questa mattina quando mi sono alzato ho deciso di andare a fare una nuotata e non ci crederai ma ho trovato una bottiglia con un biglietto di tuo padre, era proprio la sua scrittura.” Marta era scioccata, stupita rimase qualche secondo in silenzio poi aggiunse: “Devo trovare subito mio padre!” Bistard la supplicò di non andare, ma lei partì.
Nuotò per ore ed ore, ignara dei pericoli che questa avventura poteva portarle. Il sole era luminoso, il riflesso gli accecava la vista e non si era neppure accorta che un pescatore Carlo la stava inseguendo nascondendosi continuamente.
Arrivò nell’altra sponda del lago quando la canna da pesca la stava per acchiappare. Urlò!!! Suo padre la sentì radunò tutte le rana vicine e con tutta la tenacia circondarono il pescatore. La barca lo fece cadere e Marta fu libera, finalmente fra le zampette di suo padre.
LA PIZZAIOLA DEL TIBET
A Cremona la pizzeria di Giordano ebbe molto successo, tanto da riuscire a creare nel corso del tempo, una piccola catena di ristoranti, in varie parti del mondo; in questo modo la pizzaiola Laura riuscì a trasferirsi a Lhasa in Tibet a gestire una delle tante pizzerie. Laura era diventata, ormai, una pizzaiola esperta e aveva risparmiato a sufficienza per poter permettersi il costo del volo per il Tibet e un alloggio decoroso. Era il 12 settembre quando Laura, preoccupata, aspettava il volo delle tre per il Tibet:” Sarà forse uno sbaglio che io parta per un luogo così lontano...” Così si diceva tra sé e sé, quando, per sbaglio, urtò un uomo: a entrambi cadde il bagaglio. Avevano la stessa valigia, Laura recuperò il bagaglio senza accorgersi di prendere quello sbagliato. Erano già le quattro e mezza quando si accorse di essere in ritardo per il suo volo:
"Sono già in ritardo e non vorrei iniziare il primo giorno di lavoro in ritardo”: così corse verso l’aereo e si imbarcò con un ora e mezza di ritardo.
Quando arrivò nella sua nuova casa, aprendo il bagaglio, spuntò un animale fantastico, piccolo, con una coda abbastanza robusta, denti affilati, ma dallo sguardo dolce che iniziò a correre per tutta la stanza, fino a scappare dalla finestra e andare verso il centro città. All’inizio Laura era abbastanza indifferente, così nonostante ciò che aveva visto decise di andare al lavoro.
Dopo una lunga giornata di lavoro, alquanto strana, verso la strada di casa trovò l’animaletto della valigia in una piccola “tana” fatta di gioielli e monete; non solo, si accorse che quel piccolo gruzzolo era il suo e così si avventò verso di lui, tanto da farlo scappare. Laura era abbastanza furba da tendergli una trappola:” Se gli tendessi una trappola, raggruppando tutte le monete e i gioielli in un unico punto potrei, poi, intrappolarlo nella valigia. Lo farò domani”. Pensò. Così tornò a casa.
Il giorno dopo, prese tutte le monete guadagnate al lavoro e alcuni gioielli, li raggruppò in un angolo vicino casa, aspettò fino a mezzanotte, fino a che lo vide andare a prenderli; allora, gli andò incontro per intrappolarlo, ma l’animaletto iniziò a saltarle addosso e a morderla con i suoi lunghi denti. Nonostante ciò, Laura riuscì a prendere la valigia e lo intrappolò.
Finalmente, quindi, riuscì a riavere tutte le sue monete e i suoi gioielli; ritornò a casa per dormire e ricominciare la sua nuova vita da pizzaiola in Tibet, nonostante il bizzarro animale.
Il libraio ed il topo.
Un giorno, Mario il libraio organizzò un’esposizione dei libri al parco. Un topo che non amava leggere si avvicinò ai libri, prese un pennarello e li pasticciò. Quando Mario se ne accorse lo cacciò, il topo indispettito strappò le pagine di molti libri. Mario prese il topo per la coda e lo lasciò fuori dal cancelletto del parco. Il topo non contento rientrò e riprese a pasticciare i libri. Allora Mario, questa volta gli spiegò il valore della lettura e i due diventarono amici. Da quel giorno il topo comprò ogni settimana un libro.
Cantare è facile!
In una piccola pineta c’era un libro di nome Marco che come sempre cantava grazie al suo segnalibro magico e con esso poteva diventare umano. Un giorno lì vicino passò un tonno che poteva vivere fuori dall’acqua che si chiamava Simone. Lui aveva il potere di parlare e trasformarsi in umano e geloso di Marco decise di rubargli il segnalibro dal potere di far cantare. Come tutti i pomeriggi Marco andava in un luogo per riposare, allora Simone ne approfittò e gli prese il segnalibro. Marco al risveglio, non trovando il suo oggetto magico, capì subito chi lo avesse preso e cominciò a cantare. Simone stupito ritornò indietro e gli chiese come facesse. Allora Marco gli spiegò che era capace di cantare anche senza il segnalibro e che se avesse voluto gli avrebbe insegnato. Allora Simone restituì l’oggetto e i due diventarono amici inseparabili.
La lepre ed il truffatore.
Un giorno una lepre di nome Mia andò in un parco dove c’erano tanti bambini. Mia iniziò a cantare la sua canzone preferita ma dovette smettere perché cominciò a piovere. Il giorno dopo, Mia ritornò al parco e vide un ragazzo: gli si avvicinò, lui la prese e la rinchiuse in una gabbia. Dopo vari tentativi Mia riuscì a scappare e corse nel bosco a raccontare ai suoi amici la sua disavventura e insieme a loro escogitò un piano per punire il ragazzo: uno dei leprotti suggerì di costruire un’enorme gabbia e rinchiuderglielo per fargli capire cosa significasse essere prigionieri. Allora la lepre ritornò nella casa del truffatore e nel frattempo i suoi amici posizionarono la gabbia vicino alla sua. Il ragazzo appena la vide si avvicinò e gli amici di Mia lo chiusero dentro; lui tentò di uscire senza successo. Mia disse al truffatore che lo avrebbero fatto uscire solo se lui le avesse chiesto scusa per il suo gesto. Il ragazzo chiese scusa e rimasero amici.
Menzo e Sebastian.
Menzo è un ananas che vive nella splendida città di Ananas city, ha una casetta vicino alla piazza e si dedica molto alla corsa nella sua palestra per tenersi in forma. Un giorno, Menzo durante l’allenamento si accorge che un topino di nome Sebastian gli mangia un pezzo della buccia. L’ananas, spaventato, lancia l’animale sul tappeto e poi gli chiede il perché del gesto. Allora Sebastian gli risponde di aver finito le scorte di formaggio e Menzo decide di regalargliene alcuni pezzi.
Il topo maledetto.
Martino era un lavandaio che viveva in un paesino molto piccolo di nome Amlinton. Martino era stato maledetto e da quel momento era perseguitato da un topo lungo 38 cm di nome Sons. Mentre Martino cantava allegro e stendeva i panni, arrivò Sons che sporcò e strappò i vestiti portandoseli via. Il lavandaio arrabbiato decise di spezzare la maledizione ma il topo diventò gigante. Dopo un po’ Martino vide l’amuleto del topo e con un colpo di spada tagliò la catenella e lo distrusse. Sons tornò piccolo, diventò l’animaletto di Martino e vissero tutti tranquilli e senza maledizioni.
Una bella amicizia!
Un giorno, il leone Marco correva per la piazza del paese e si scontrò con il suo nemico, il topo Simone che preparava la pizza. Simone si arrabbiò e iniziò a rincorrerlo. Il leone prese una gabbia e ci mise dentro il formaggio; il topo appena lo vide entrò nella gabbia che si chiuse. Simone iniziò a raccontare che non aveva amici e per questo si dedicava a cucinare. Il leone a quel punto prese la chiave, aprì la gabbia e fece uscire il topo. I due fecero pace mangiando la pizza al formaggio, giocarono per tutta la piazza e vissero in armonia.
La lucertola e la tarantola.
La lucertola Micla è nel parco per svolgere una gara. All’improvviso Micla si ferma a parlare con una sua amica, mentre Sarco che è una tarantola la segue per spaventarla e farla perdere. Quando Sarco trova Micla la colpisce con una delle sue zampe ma lei schiva il colpo. Dopo vari tentativi lui si arrende e le chiede scusa; i due diventano amici e finiscono la gara insieme.
La lumaca e la tartaruga.
C’era una volta una lumaca di nome Maru che camminava nelparco, ad un tratto incontrò Sara, la tartaruga antipatica che bullizzò Maru perché molto più piccola; la picchiò e la lumaca andò a casa a curarsi. Il giorno dopo, Maru andando al parco notò che la tartaruga era più tranquilla del solito. Le si avvicinò per parlarle e le chiese che cosa avesse. Sara le disse che un’altra tartaruga aveva detto cose brutte su di lei, Maru le fece notare che lei si era comportata come la sua amica. Allora Sara la tartaruga si scusò con Maru e diventarono amiche.
La strana fuga di Marcus.
Il leone Marcus riuscì a fuggire dallo zoo e si nascose in una prateria, mentre cercava riparo per la notte; incontrò un topo di nome Surta che diceva di conoscere quelle zone. Marcus gli chiese delle informazioni per un riparo e lui lo mandò dall’altra parte della prateria. Essendo molto buio, il leone non si accorse di correre verso lo zoo; così fu catturato dai guardiani e rinchiuso nella sua vecchia tana.
Il ritrovamento di Spot
Un giorno una lumaca chiamata da tutti Maria, atterrò con la sua astronave su un piatto pieno di insalata e pomodori. La lumachina indossava sul suo guscio una copertina a quadretti. Quando finì di mangiare, decise di esplorare quel posto a lei familiare. In una delle tante pareti trovò un buco, entrò e vide un topolino con un pigiama a quadretti blu. Maria lo riconobbe, era suo cugino Spot il topolino. Lui le disse di scappare perché esseri enormi lo volevano catturare. Allora la lumachina aiutò suo cugino a preparare le valigie e ritornarono nel loro villaggio felici di essersi ritrovati e salvati.
UN’AMICIZIA IMPOSSIBILE
E’ una giornata di autunno, il sole tramonta e la luna comincia a comparire, quando all’improvviso si intravvedono i cespugli muoversi e si sente lo scricchiolio delle foglie ormai morte e fredde.
Spunta improvvisamente un ragno che stava salendo sul tronco di un albero per ammirare il bel tramonto giallo, un po’ rosso ed arancione e le nuvole bianco latte nel cielo dell’imbrunire.
Il nome del ragno è Siddharta, è di colore nero, ha le zampe pelose e gli occhi piccolissimi. Arrivato in cima decide di fare una ragnatela e, mentre la crea, si fa buio pesto, ormai il sole è sparito completamente e si vede in cielo la luna piena che con le stelle illumina il bosco. Fatta la ragnatela il ragno è soddisfatto e non vede l’ora di provarla per riposarsi e godersi il panorama.
Silenziosamente arriva un topo di nome Alvaro, dalla lunga coda grigia come la polvere e con due piccoli occhi neri furbetti. Quel topo non è come tutti gli altri, ha qualcosa di particolare, un non so che di buffo. Infatti, tutto ad un tratto, si mette a ballare in modo strano e il buio rende tutto ancora più divertente con le ombre che crea. Mentre Alvaro balla, Siddharta lo guarda con curiosità. Ad un certo punto il topo si ferma in una strana posizione non riuscendo più a muovere una zampa impigliata nella ragnatela e, con un effetto domino, si impigliano una dopo l’altra anche tutte le altre zampe.
Il ragno, che aveva visto la scena dall’inizio, ridacchiando e prendendolo in giro se ne va lasciando il topo a testa in giù: era davvero troppo maldestro per diventare suo amico!
Il topo, ormai sapendo la stupidaggine che aveva fatto, finalmente riesce a fatica a liberarsi, ma ormai è rimasto solo nel bosco.
LA RANOCCHIA STEFANIA
Faticava la ranocchia Stefania a saltare all’interno della torre, aveva attraversato tutto il fossato, aveva saltato da una pietra all’altra e non vedeva l’ora di riposare. La ranocchia capiva che a breve sarebbe diventato buio quindi il suo riposo era solo una breve sosta per riprendere fiato e sapeva che era stato il topo Amedeo a rubarle il suo tesoro, una gemma portafortuna che aveva da sempre. La torre era alta, il topo Amedeo si arrampicava con facilità come fanno tutti i topi ma anche le ranocchie sono veloci a saltare gli scalini. Questi erano di pietra, tutti consumati, una pietra scura e liscia, così liscia che a volte la ranocchia Stefania scivolava e sembrava un gambero che cammina all’indietro. Amedeo era così sicuro di aver seminato la ranocchia che, arrivato in cima alla torre, aveva cominciato a ballare dalla gioia. Aveva rubato quella gemma perchè era di un rosso così brillante che voleva a tutti i costi possederne una e tenerla nella sua tana. Mentre ballava e saltava dalla gioia, sicuro di aver seminato la ranocchia Stefania, si accorge che vicino alla finestra della torre c’è un piccolo tavolino tutto apparecchiato. Ci sono, sulla tovaglia ricamata,delle noci, un cesto di frutta, ma, soprattutto, del formaggio. Amedeo, ingordo e con l’appetito di un giovanissimo topo, comincia a mordicchiare il formaggio e in poco tempo lo mangia tutto, lasciando poche briciole. E’ questione di pochi minuti e il giovane topo, avido e ingordo, si addormenta di un sonno così profondo che comincia a sognare. Intanto la ranocchia ha quasi terminato di saltare tutti gli scalini della torre ma è attenta a non farsi sentire, è sicura che il topo Amedeo si sia nascosto perchè non lo sente più ballare. Arrivata in cima non crede ai suoi occhi. Amedeo è a terra a pancia in sù, con tutte le briciole vicino a lui e dorme di un sonno così profondo che non si accorge di nulla. Per la ranocchia è troppo semplice riprendersi la gemma e ritornare nel suo stagno con tutta calma. Per Amedeo è stata una lezione ma almeno l’ha imparata con la pancia piena!
GORDA E LA SUA PRIMA AVVENTURA
C’era una volta una matita di nome Gorda, si trova nella sua classe. Essa amava limarsi la punta, quindi ogni giorno andava dal parrucchiere\estetista Giallos. Però Gorda non passava sempre una giornata facile perché sul suo banco c’era un pastello nero di nome Neron. In quel momento Gorda se la stava spassando perché Neron stava scappando dallo spietato Temperinom.
Temperinom alla fine non riuscì a prendere Neron, ma vide Gorda, la prese e… un millimetro prima di essere temperata arrivò la forbice Forbicius,(grigio e giallo); con uno “ZAC” toglie il braccio a Temperinom che dopo scappò velocemente. Gorda propose a Neron di allearsi contro il malefico Temperinom. Così Neron e Gorda vinsero e diventarono buoni amici. E vissero tutti felici e contenti.
RIDERE FA BENE ALLA VITA!
TANTO TEMPO FA,IN UNA PRIGIONE, VIVEVA UNO SCORPIONE DI NOME DIEGO. LO SCORPIONE DIEGO PASSAVA LE GIORNATE ANDANDO DA UNA CELLA ALL'ALTRA, MANGIANDO LE BRICIOLE CHE FACEVANO CADERE I PRIGIONIERI. LO SCORPIONE RIDEVA SEMPRE E PRENDEVA IN GIRO I PRIGIONIERI PERCHE' NON POTEVANO USCIRE MENTRE LUI ERA LIBERO. LA GUARDIA DELLA PRIGIONE ERA IL FOLLETTO SAMUEL CHE ERA CATTIVO E METTEVA TUTTI IN RIGA CON DELLE SEVERE PUNIZIONI. LO SCORPIONE DIEGO SI DIVERTIVA A FARE ARRABBIARE IL FOLLETTO PERCHE' RIDEVA E RIDEVA SENZA MAI FARSI ACCHIAPPARE. IL FOLLETTO SAMUEL GRIDAVA:<<SCORPIONE DIEGO,PRIMA O POI TI PRENDERO' E TI METTERO' IN ISOLAMENTO A VITA!>>. UN GIORNO IL FOLLETTO SAMUEL AVEVA LAVATO IL PAVIMENTO,LO SCORPIONE DIEGO SCIVOLO' E FU CATTURATO. IL FOLLETTO SAMUEL LO RINCHIUSE IN UNA TECA E GRIDO':<<ORA,CARO MIO,PUOI RIDERE QUANTO VUOI,TANTO NESSUNO TI LIBERERA'!>>. LO SCORPIONE DIEGO VOLEVA PIANGERE,MA PER DISPETTO INIZIO' A RIDERE. LE VIBRAZIONI DELLE SUE RISATE FECERO FRANTUMARE IL VETRO E LO SCORPIONE DIEGO FU DI NUOVO LIBERO.